Letteratura italiana
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Dante Alighieri


«A ciascun'alma presa e gentil core»
(Vita nuova, cap. III)

Il capitolo narra il secondo incontro fra Dante e Beatrice, che avviene nove anni dopo il primo quando entrambi hanno diciotto anni: l'incontro è seguito da un sogno del poeta in cui vede il dio Amore che tiene in braccio la donna amata e il cuore di lui, che poi fa mangiare a Beatrice secondo una lunga tradizione della poesia amorosa. Dante espone il tutto in un sonetto, il primo della "Vita nuova", indirizzato ad altri poeti perché gli spieghino il senso della visione e al quale risponderà lo stesso Cavalcanti, secondo quanto dichiarato nella prosa esplicativa.

► PERCORSO: La lirica amorosa
► AUTORE: Dante Alighieri
► OPERA: Vita nuova






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Poi che fuoro passati tanti die, che appunto erano compiuti li nove anni appresso l’apparimento soprascritto di questa gentilissima [1], ne l’ultimo di questi die avvenne che questa mirabile donna apparve a me vestita di colore bianchissimo, in mezzo a due gentili donne, le quali erano di più lunga etade [2]; e passando per una via, volse li occhi verso quella parte ov’io era molto pauroso, e per la sua ineffabile cortesia, la quale è oggi meritata nel grande secolo [3], mi salutoe molto virtuosamente, tanto che me parve allora vedere tutti li termini de la beatitudine.
L’ora che lo suo dolcissimo salutare mi giunse, era fermamente nona di quello giorno [4]; e però che quella fu la prima volta che le sue parole si mossero per venire a li miei orecchi, presi tanta dolcezza, che come inebriato mi partio da le genti, e ricorsi a lo solingo luogo d’una mia camera, e puosimi a pensare di questa cortesissima.
E pensando di lei, mi sopragiunse uno soave sonno, ne lo quale m’apparve una maravigliosa visione: che me parea vedere ne la mia camera una nebula di colore di fuoco, dentro a la quale io discernea una figura d’uno segnore [5] di pauroso aspetto a chi la guardasse; e pareami con tanta letizia, quanto a sé, che mirabile cosa era; e ne le sue parole dicea molte cose, le quali io non intendea se non poche; tra le quali intendea queste: "Ego dominus tuus". [6] Ne le sue braccia mi parea vedere una persona dormire nuda, salvo che involta mi parea in uno drappo sanguigno leggeramente [7]; la quale io riguardando molto intentivamente, conobbi ch’era la donna de la salute, la quale m’avea lo giorno dinanzi degnato di salutare. E ne l’una de le mani mi parea che questi tenesse una cosa la quale ardesse tutta, e pareami che mi dicesse queste parole: "Vide cor tuum". [8]
E quando elli era stato alquanto, pareami che disvegliasse questa che dormia; e tanto si sforzava per suo ingegno, che le facea mangiare questa cosa che in mano li ardea, la quale ella mangiava dubitosamente. [9]
Appresso ciò poco dimorava che la sua letizia si convertia in amarissimo pianto; e così piangendo, si ricogliea questa donna ne le sue braccia, e con essa mi parea che si ne gisse [10] verso lo cielo; onde io sostenea sì grande angoscia, che lo mio deboletto sonno non poteo sostenere, anzi si ruppe e fui disvegliato. E mantenente
[11] cominciai a pensare, e trovai che l’ora ne la quale m’era questa visione apparita, era la quarta de la notte stata; sì che appare manifestamente ch’ella fue la prima ora de le nove ultime ore de la notte.
Pensando io a ciò che m’era apparuto, propuosi di farlo sentire a molti li quali erano famosi trovatori in quello tempo: e con ciò fosse cosa che
io avesse già veduto
[12] per me medesimo l’arte del dire parole per rima, propuosi di fare uno sonetto, ne lo quale io salutasse tutti li fedeli d’Amore; e pregandoli che giudicassero la mia visione, scrissi a loro ciò che io avea nel mio sonno veduto. E cominciai allora questo sonetto, lo quale comincia: A ciascun’alma presa.

[1] Nove anni dopo il primo incontro con Beatrice.
[2] Beatrice appare a Dante vestita di bianco, insieme ad altre due nobildonne più anziane.
[3] Nella vita eterna.
[4] Erano le tre del pomeriggio.




[5]
Il dio Amore.

[6]
"Ecco
il tuo signore".
[7] Avvolta delicatamente in un drappo color rosso sangue.

[8] "Ecco il tuo cuore".


[9] Impaurita, con qualche esitazione.
[10] Che se ne andasse

[11] Immediatamente.



[12] Poiché io avevo già imparato.





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A ciascun’alma presa e gentil core
nel cui cospetto ven lo dir presente,
in ciò che mi rescrivan suo parvente,
salute in lor segnor, cioè Amore.

Già eran quasi che atterzate l’ore
del tempo che onne stella n’è lucente,
quando m’apparve Amor subitamente,
cui essenza membrar mi dà orrore.

Allegro mi sembrava Amor tenendo
meo core in mano, e ne le braccia avea
madonna involta in un drappo dormendo.

Poi la svegliava, e d’esto core ardendo
lei paventosa umilmente pascea:
appresso gir lo ne vedea piangendo.
Io porgo i miei saluti ad ogni anima e ad ogni nobile cuore preso [da Amore] in nome del loro signore, cioè Amore, affinché mi scrivano la loro opinione su questo sonetto che è indirizzato a loro.


Era ormai trascorsa la terza parte delle ore del tempo notturno, quando mi apparve all'improvviso Amore, il ricordo della cui apparizione mi terrorizza.


Amore mi sembrava lieto mentre teneva il mio cuore nella sua mano, e tra le braccia aveva la mia donna che dormiva avvolta in un drappo.

Poi la svegliava e faceva mangiare questo cuore che bruciava a lei, che era umile e timorosa: dopo lo vedevo andarsene piangendo.






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Questo sonetto si divide in due parti; che ne la prima parte saluto e domando risponsione [13], ne la seconda significo a che si dee rispondere. La seconda parte comincia quivi: Già eran. A questo sonetto fue risposto da molti e di diverse sentenzie; tra li quali fue risponditore quelli cui io chiamo primo de li miei amici [14], e disse allora uno sonetto, lo quale comincia: Vedeste, al mio parere, onne valore. E questo fue quasi lo principio de l’amistà [15] tra lui e me, quando elli seppe che io era quelli che li avea ciò mandato. Lo verace giudicio del detto sogno non fue veduto allora per alcuno, ma ora [16] è manifestissimo a li più semplici.

[13] Chiedo di esprimere un'opinione.

[14] Guido Cavalcanti.
[15] Dell'amicizia.
[16] Ora che Beatrice è morta.


Interpretazione complessiva

  • Metro: sonetto con schema della rima ABBA, ABBA, CDC, CDC, conforme alla tradizione stilnovistica. Al v. 4 "salute" sottintende "dico", mentre la formula "in lor segnor" ricorda quella del saluto cristiano in nome di Cristo. Al v. 5 "atterzate" indicata che era trascorsa la terza parte delle dodici ore della notte ed è hapax dantesco (non si hanno cioè altre attestazioni del vocabolo nella sua opera). Al v. 14 "gir lo ne vedea" ("lo vedevo andarsene") presenta una costruzione sintattica di tipo arcaico.
  • Dante descrive il secondo e decisivo incontro con Beatrice, che avviene a nove anni esatti dal primo narrato nel cap. II (► TESTO: Il primo incontro con Beatrice) secondo la simbologia del numero nove, caratteristica della Vita nuova; questa volta la donna è vestita di bianco ed è accompagnata da due nobildonne più anziane, e soprattutto concede il suo saluto a Dante, che prova una felicità indescrivibile. Il sogno da lui descritto più avanti mostra Amore che tiene fra le braccia Beatrice addormentata, avvolta in un mantello rosso come nel primo incontro, e alla quale il dio farà mangiare il cuore in fiamme di Dante, a significare il legame amoroso che ormai unisce lui e la donna (il motivo del cuore mangiato, di probabile origine celtica, aveva grande diffusione nella letteratura franco-provenzale e come tale ricorre ampiamente anche nel Decameron). Il sogno si conclude col pianto di Amore che si allontana verso il cielo, fatto che verrà poi interpretato da Dante come la futura morte e beatitudine di Beatrice.
  • L'autore scrive il sonetto per indirizzarlo ad altri "trovatori", poeti a lui coevi al fine di averne una spiegazione, secondo un costume assai diffuso nella poesia volgare del XIII sec. e collegato alle "tenzoni" in uso tra i poeti provenzali: Dante dichiara di aver ricevuto varie risposte, tra cui il sonetto Vedeste, al mio parere, onne valore di Guido Cavalcanti (Rime, 38) qui definito dal poeta "primo de li miei amici", anzi tale corrispondenza in versi sarebbe stata l'inizio del sodalizio tra i due. Dante precisa che né lui né gli altri che risposero avevano indovinato il "verace giudicio" del sogno, ovvero la precoce morte di Beatrice.


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