Guido Guinizelli
«Omo ch'è saggio non corre leggero»
In questo sonetto Guinizelli risponde "per le rime" al testo con cui Bonagiunta da Lucca lo aveva attaccato polemicamente e accusato di avere mutato la "mainera" di scrivere versi d'amore, componendo canzoni troppo difficili e piene di riferimenti dottrinali: Guido ribatte dicendo che il vero sapiente misura le parole e si astiene dall'emettere giudizi frettolosi, tanto più riguardo alla poesia amorosa nella quale vi possono essere diversi stili senza che ve ne sia uno solo migliore di tutti gli altri.
► PERCORSO: La lirica amorosa
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Omo ch’è saggio non corre leggero
ma a passo grada sì com’ vol misura: quand’ha pensato, riten su’ pensero infin a tanto che ’l ver l’asigura. Foll’è chi crede sol veder lo vero e non pensare che altri i pogna cura: non se dev’omo tener troppo altero, ma dé guardar so stato e sua natura. Volan ausel’ per air di straine guise ed han diversi loro operamenti, né tutti d’un volar né d’un ardire. Deo natura e ’l mondo in grado mise, e fe’ despari senni e intendimenti: perzò ciò ch’omo pensa non dé dire. |
Un uomo che è sapiente non corre alla leggera [senza pensare], ma passo a passo così come vuole la misura: quando ha pensato, trattiene in sé il suo pensiero fin tanto che la verità non lo conferma. È pazzo chi pensa di essere il solo a vedere la verità e non crede che altri se ne preoccupino: un uomo non deve comportarsi in modo troppo altero, ma deve considerare la sua condizione e la sua natura.
Nel cielo volano uccelli di aspetto singolare e si comportano in modi assai diversi, né volano o agiscono tutti alla stessa maniera. Dio ha creato la natura e il mondo secondo una gradualità e ha fatto le intelligenze e le menti diverse tra loro: perciò non si può dire a nessuno cosa debba pensare. |
Interpretazione complessiva
- Metro: sonetto con schema della rima regolare (ABAB, ABAB, CDE, CDE), conforme a quello di Bonagiunta nel sonetto di apertura, anche se con rime diverse. La lingua è assai simile al toscano letterario usato dai poeti del Duecento, salvo alcune forme proprie dell'Emilia come "asigura" (v. 4, "assicura"), "so" (v. 8, "suo"), "ausel" (v. 9), "perzò" (v. 14).
- Guinizelli risponde "per le rime" a Bonagiunta e ribalta l'accusa di oscurità poetica espressa nel sonetto Voi, ch'avete mutata la mainera (► VAI AL TESTO), rinfacciando al poeta lucchese di essere superbo e poco saggio, in quanto pretende di essere il solo a conoscere la verità mentre meglio farebbe a riflettere prima di parlare. Guido afferma che in natura esistono varie specie di uccelli dal comportamento molto diverso, così come può esserci difformità anche nel verseggiare d'amore, senza che qualcuno debba pretendere di essere in possesso dello stile più valido. Il poeta di Bologna è abile a ironizzare sul suo avversario usando in modo sottile il linguaggio filosofico, specie esprimendo il concetto della "gradualità" cui ognuno deve attenersi nel proprio comportamento e che è a sua volta seguito da Dio nel creare gli elementi della natura (non siamo tutti uguali, afferma Guido, quindi c'è chi è in grado di comprendere le sue poesie e chi no, come Bonagiunta e i suoi amici "siculo-toscani").
- La polemica letteraria tra Guinizelli e Bonagiunta non va presa troppo sul serio, specie pensando che il poeta bolognese non si riteneva il fondatore di una nuova scuola (furono soprattutto Dante e Cavalcanti ad attribuirgli questo ruolo) e nel sonetto O caro padre meo espresse parole di grande apprezzamento per Guittone d'Arezzo, considerato il caposcuola dei "siculo-toscani".