Letteratura italiana
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Pietro Aretino


L'educazione sentimentale di Pippa
(Dialogo nel quale la Nanna insegna alla Pippa, Giornata I)

In questo passo tratto dall'inizio del dialogo, l'anziana ed esperta Nanna istruisce la figlia Pippa sull' "arte puttanesca", insegnandole a diventare una perfetta cortigiana (nel senso di prostituta) e ad usare le arti di seduzione per attirare a sé gli amanti, attività a suo tempo sperimentata con successo dalla stessa Nanna. Il testo, che vuol essere la parodia in chiave grottesca del trattato pedagogico-morale del Quattrocento, è volutamente scandaloso per il contenuto osceno e contiene molti riferimenti ironici alla letteratura colta del Rinascimento, rispetto alla quale l'autore si pone agli antipodi.

► PERCORSO: Il Rinascimento











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IN QUESTA PRIMA GIORNATA
DEL DIALOGO DI MESSER PIETRO ARETINO
LA NANNA INSEGNA A LA SUA FIGLIUOLA PIPPA
L'ARTE PUTTANESCA.

NANNA  [...] Or tu te ne andrai a casa de l'uomo da bene che io ti do per essempio, e io con teco; e subito arrivata a lui, ti verrà incontra o in capo la scala o fino a l'uscio: fermati tutta in su la persona, che potria sgangararsi per la via [1]; e rassettate le membra sul dosso [2] e guardati un tratto sottomano i compagni che ragionevolmente gli staranno poco di lungi, affige [3] umilmente i tuoi occhi nei suoi, e sciorinata che tu hai una profumata riverenzia, sguaina il saluto con quella maniera che sogliono far le spose e le impagliate [4] (disse la Perugina), quando i parenti del marito o i compari gli toccano la mano.
PIPPA  Io diventarò forse rossa a farlo.
NANNA  E io allegra, perché il belletto che ne le gote de le fanciulle pone la vergogna, cava l'anima altrui.
PIPPA  Basta dunque.
NANNA  Fatte le cerimonie secondo che si richiede quello col quale tu hai a dormire, la prima cosa
te si farà seiere [5] a lato, e nel pigliarti la mano accarezzarà me che, per far correre il volto dei convitati nel tuo viso, terrò sempre fitti gli occhi ne la tua faccia, facendo vista di stupire de le tue bellezze. E così cominciarà a dirti: «Madonna vostra madre ha ben ragione di adorarvi perché le altre fanno donne, ed ella angeli», e si avviene che dicendo simili parole si chini per basciarti l'occhio o la fronte, rivolgetigli dolcemente e sfodera un sospiretto che appena sia inteso da lui: e si fosse possibile che in cotal atto tu ti facessi le guance del rosato che io dico, lo coceresti al primo. [6]
PIPPA  Sì, eh?
NANNA  Madesì. [7]
PIPPA  La ragione?
NANNA  La ragione è che il sospirare e lo arrossare insieme, sono segni amorosi e un principiar di martello [8]; e perché ognuno si contiene stando in sul tirato [9], colui che ha a goderti la seguente notte cominciarà a darsi ad intendere che tu sia guasta di lui [10]: e tanto più il crederà, quanto più lo perseguitarai con gli sguardi; e ragionando tuttavia teco, ti tirarà a poco a poco in un cantone: e con le più dolci parole e con le più accorte che potrà, entraratti su le ciance. Qui ti bisogna risponder a tempo, e con boce [11] soave sforzati di dire alcuna parola che non pizzichi del chiasso. [12] Intanto la brigata, che si starà giorneando meco [13], si accostarà a te come bisce che si sdrucciolano su per l'erba, e chi dirà una cosa e chi un'altra, ridendo e motteggiando: e tu in cervello [14]; e tacendo e parlando, fa' sì che il favellare e lo star queta paia bello ne la tua bocca; e accadendoti di rivolgerti ora a questo e ora a quell'altro, miragli senza lascivia, guardandogli come guardano i frati le moniche osservantine [15], e solamente lo amico che ti dà cena e albergo pascerai di sguardi ghiotti e di parole attrattive. E quando tu vuoi ridere, non alzar le boci puttanescamente spalancando la bocca, mostrando ciò che tu hai in gola: ma ridi di modo che niuna fattezza del viso tuo non diventi men bella; anzi accrescile grazia sorridendo e ghignando, e lasciati prima cadere un dente che un detto laido [16]; non giurar per Dio né per santi, ostinandoti in dire «Egli non fu così», né ti adirare per cosa che ti si dica da chi ha piacere di pungere le tue pari: perché una che sta sempre in nozze [17] debbe vestirsi più di piacevolezza che di velluto, mostrando del signorile in ogni atto; e ne lo essere chiamata a cena, se bene sarai sempre la prima a lavarti le mani e andare a tavola, fattelo dire più d'una volta: perché se ringrandisce ne lo umiliarsi.
PIPPA  Lo farò.
NANNA  E venendo la insalata, non te le avventare come le vacche al fieno: ma fa' i boccon piccin piccini, e senza ungerti appena le dita póntigli in bocca; la quale non chinarai, pigliando le vivande, fino in sul piatto come talor veggo fare ad alcuna poltrona: ma statti in maestà [18], stendendo la mano galantemente, e chiedendo da bere, accennalo con la testa; e se le guastade [19] sono in tavola, tòtene [20] da te stessa, e non empire il bicchiere fino a l'orlo, ma passa il mezzo di poco: e ponendoci le labbra con grazia, nol ber mai tutto.
PIPPA  E s'io avessi gran sete?
NANNA  Medesimamente beene [21] poco, acciò che non te si levi un nome di golosa e di briaca. [22] E non masticare il pasto a bocca aperta, biasciando fastidiosamente e sporcamente: ma con un modo che appena paia che tu mangi; e mentre ceni favella men che tu puoi: e se altri non ti dimanda, fa' che non venga da te il ciarlare, e se te si dona o ala o petto di cappone o di starna da chi siede al desco dove tu mangi, accettalo con riverenzia, guardando perciò l'amante con un gesto che gli chiegga licenza senza chiederla, e finito di mangiare, non ruttare, per l'amor d'Iddio!
PIPPA  Che saria se me ne scappasse uno?
NANNA  Ohibò! Tu caderesti di collo a la schifezza non che agli schifi. [23]
PIPPA  E quando io farò quello che mi insegnate e più, che sarà?
NANNA  Sarà che tu acquistarai fama de la più valente e de la più graziosa cortigiana che viva; e ognuno dirà, mentovandosi l'altre [24], «State queti, che val più l'ombra de le scarpe vecchie de la signora Pippa, che le tali e le cotali calzate e vestite»; e quelli che ti conosceranno, restandoti schiavi, andran predicando de le tue vertù; onde sarai più desiderata che non son fuggite quelle che han i fatti di mariuole e di malandrine [25]: e pensa s'io ne gongolarò.








[1]
Che potrebbe essersi sciupata lungo la strada.
[2] E dopo aver drizzato la schiena. [3] Fissa.

[4] Puerpere.





[5] Sedere.




[6] Riusciresti a sedurlo all'istante.

[7] Certo che sì.

[8] L'inizio della passione.
[9] Comportandosi da tirchio.
[10] Cotta, innamorata.

[11] Voce.
[12] Che non ricordi il bordello (chiasso). [13] Conversando.
[14] Sta' all'erta.

[15] Le monache dell'osservanza.


[16] Evita in modo assoluto di dire cose sconce.
[17] Che frequenta spesso le feste.





[18] Mantieni un contegno dignitoso. [19] Caraffe.
[20] Prendile.


[21] Bevine. [22] Affinché tu non abbia fama di golosa e ubriacona.




[23] Daresti di te un'immagine assolutamente indegna.

[24] Menzionando le altre cortigiane.
[25] Sarai più ricercata delle cortigiane che hanno fama di donne da strada.


Interpretazione complessiva

  • In questo vivace dialogo l'esperta Nanna fornisce preziosi consigli alla figlia Pippa su come diventare una perfetta cortigiana, ovvero una "prostituta d'alto bordo" in grado di diventare l'amante di uomini ricchi e potenti ottenendo così vantaggi economici: tra i "precetti" di Nanna vi sono norme di comportamento in società che mirano a dare di sé un'immagine grave e dignitosa, come evitare di ridere in modo sguaiato, parlare a bassa voce, non imprecare, ecc. (è evidente l'intento di parodiare il trattato di comportamento rinascimentale, soprattutto il Cortegiano di Castiglione in cui grande attenzione è riservata proprio al contegno da osservare nel rapporto con gli altri). La cortigiana deve presentarsi nel modo migliore alla "brigata" e soprattutto deve impegnarsi in un complesso gioco di seduzione col proprio "cliente", imparando ad arrossire a bella posta eccitando la passione dell'uomo e ricambiando i suoi sguardi in modo non volgare ma attrattivo, senza dir nulla che ricordi il "chiasso" (il bordello, con abbassamento voluto del tono e del linguaggio).
  • Il passo contiene più di un riferimento ironico alle norme di comportamento sociale "codificate" dal trattato del Cinquecento e significativo è l'ampio excursus di Nanna sul modo di tenersi a tavola, in cui Pippa è invitata a lavarsi le mani prima di andare a cena, a non mangiare avidamente le vivande, a masticare a bocca chiusa, a non bere eccessivamente, a evitare nel modo più assoluto di "ruttare", a non stare chinata sul piatto ma di osservare un contegno altezzoso, ecc. L'ironia sta nel fatto che tale comportamento dignitoso ha come unico scopo quello di mascherare le proprie modeste origini, senza far supporre che la giovane provenga in realtà da un "chiasso", da un bordello. È interessante inoltre che molti di questi precetti ricorrano anche nel Galateo di Giovanni Della Casa, trattato scritto successivamente e quindi non oggetto di parodia da parte dell'Aretino, in cui tuttavia si leggono consigli assai simili a quelli di Nanna: per es. nel cap. V il "vecchio idiota" protagonista dell'opera critica coloro che mangiano "a guisa di porci col grifo nella broda", mentre al contrario il gentiluomo deve "guardarsi di non ugnersi le dita sì che la tovagliuola ne rimanga imbrattata", e nei capp. XI e XXII-XXIII viene teorizzato il modo migliore di conversare, ovvero mantenendo il tono di voce basso ed evitando parole sconce o scurrili (► TESTO: L'arte della conversazione). L'analogia consiste anche nel fatto che il dialogo del Della Casa avviene tra un interlocutore più anziano e uno più giovane, che pure non parla mai, proprio come nell'opera dell'Aretino è la matura Nanna ad istruire la giovane figlia Pippa.


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