Letteratura italiana
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Francesco Petrarca


«Tutta la mia fiorita et verde etade»
(Canzoniere, 315)

Il sonetto propone una triste rievocazione del tempo in cui Laura era ancora viva, quando entrambi (lei e il poeta) si avviavano alla maturità e alla vecchiaia, per cui la donna iniziava a rassicurarsi circa le intenzioni di Petrarca e a mostrargli una certa benevolenza, dovuta al fatto che un amore in età avanzata non può che essere casto. La morte ha tuttavia troncato sul nascere le speranze dell'autore e non gli ha consentito di sperimentare il nuovo atteggiamento di Laura che prima gli era sempre stata ostile, mentre la concezione dell'amore sensuale come precluso alle persone mature e riservato ai giovani è di evidente derivazione classica.

► PERCORSO: La lirica amorosa
► AUTORE: Francesco Petrarca
► OPERA: Canzoniere





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Tutta la mia fiorita et verde etade
passava, e ’ntepidir sentia già ’l foco
ch’arse il mio core, et era giunto al loco
ove scende la vita ch’al fin cade.

Già incomminciava a prender securtade
la mia cara nemica a poco a poco
de’ suoi sospetti, et rivolgeva in gioco
mie pene acerbe sua dolce honestade.

Presso era ’l tempo dove Amor si scontra
con Castitate, et agli amanti è dato
sedersi inseme, et dir che lor incontra.

Morte ebbe invidia al mio felice stato,
anzi a la speme; et feglisi a l’incontra
a mezza via come nemico armato.
Tutta la mia vita fiorente e verde [la mia gioventù] passava e ormai sentivo intiepidirsi il fuoco che aveva bruciato il mio cuore, ed ero arrivato al punto in cui la vita inizia a declinare verso la sua conclusione. Ormai la mia cara nemica [Laura] iniziava poco a poco a rassicurarsi circa i suoi sospetti e la sua dolce onestà tramutava in gioia le mie aspre pene amorose.



Eravamo vicini al tempo [la maturità] in cui l'Amore si incontra con la Castità e agli amanti è concesso sedere insieme e parlare di ciò che li riguarda.

La morte invidiò la mia felice condizione, anzi la mia speranza; e gli andò incontro a metà strada [prima del suo realizzarsi] come un nemico armato.



Interpretazione complessiva

  • Metro: sonetto con schema della rima ABBA, ABBA, CDC, DCD. La lingua presenta i consueti latinismi, tra cui "et" (v. 1 e altrove), "honestade" (v. 8). Il testo è centrato su alcune antitesi che esprimono il rimpianto dell'autore, come " 'ntiepidir" / "arse" (vv. 2-3), "securtade" / "sospetti" (vv. 5, 7), "gioco" / "pene" (vv. 7-8), "Amor" / "Castitate" (9-10), "Morte" / "speme" (vv. 12-14). Laura viene definita "cara nemica" (v. 6) in quanto ha sempre respinto il poeta, mentre al v. 14 il "nemico" è la morte che l'ha portata via proprio quando sembrava diventare più benevola nei suoi riguardi.
  • Il testo vuol essere una rievocazione nostalgica e sconsolata di Laura ormai morta da diversi anni, nonché un rimpianto per ciò che poteva diventare il rapporto tra i due quando entrambi non erano più giovani e la donna poteva rassicurarsi circa le intenzioni poco oneste del poeta, senza timori per la sua reputazione: Petrarca riprende il tema dell'amore per Laura caratterizzato in senso fisico e sensuale, col dire che nel 1348 (anno della morte della donna, quando lui aveva quasi 45 anni e stava dunque per entrare nella vecchiaia secondo la tradizione classica) il fuoco della passione era ormai spento e l'amore poteva conciliarsi con la castità, cosa che tuttavia non è stata consentita dalla morte che ha invidiato le speranze del poeta. Il sonetto riprende il motivo classico dell'amore che, nei suoi risvolti sensuali, è riservato ai giovani e precluso invece alle persone anziane, collegandosi ad altri testi della raccolta in cui Laura viene mostrata come donna invecchiata e dalla bellezza sfiorita, ma non per questo meno amata dal poeta (► TESTO: Erano i capei d'oro a l'aura sparsi).
  • Tutta la poesia gioca sulla metafora dell'amore infelice dell'autore visto come uno scontro armato con Laura, la sua "cara nemica" che lo ha sempre respinto e che solo in età avanzata poteva forse essere più benevola: del resto l'innamoramento era descritto nel sonetto 3 attraverso l'immagine dell'Amore che scoccava la freccia nel cuore di Petrarca e non mostrava neppure l'arco a Laura che era "armata" (► TESTO: Era il giorno ch'al sol si scoloraro), mentre immagine militare è anche quella del fuoco che ardeva il cuore del poeta e che adesso intiepidisce, nonché il dualismo Amore/Castità che in gioventù sono in antitesi e si scontrano, data la natura sensuale del sentimento amoroso, invece nella maturità si riconciliano e possono coesistere in pace. Alla fine del sonetto anche la stessa morte personificata è descritta come un "nemico armato" che stronca sul nascere le speranza del poeta, riprendendo almeno in parte l'immagine della donna vestita di nero descritta nel Triumphus mortis (► TESTO: La morte di Laura).


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