OPERA
Operette morali

Le Operette morali sono una raccolta di prose di argomento filosofico composte da Giacomo Leopardi (► AUTORE) in gran parte nel 1824, dopo il viaggio a Roma che acuì la sua visione pessimistica, e negli anni successivi (una nel 1825, due nel 1827 e due nel 1832). Quasi tutte le prose sono scritte in forma dialogica e gli interlocutori sono sia personaggi reali e storici, sia figure della mitologia classica e popolare, sia figure allegoriche e immaginarie. Tema di fondo della raccolta è l'espressione del concetto del "pessimismo cosmico", ovvero la condizione di infelicità comune a tutti gli uomini e a tutti gli esseri viventi a causa della "natura matrigna", visione che Leopardi elaborò negli anni precedenti (1819-23) e che causò una momentanea interruzione dell'attività poetica, occupata appunto della composizione di quest'opera in prosa. La cifra stilistica è molto diversa da quella dei Canti pubblicati negli anni '20, in quanto qui il tono è ironico e dissacrante e l'autore prende di mira molti "miti" del pensiero e della cultura ottocentesca, tra cui la fiducia cieca nel progresso, l'antropocentrismo, l'ingenuo ottimismo degli intellettuali cattolici. A causa della sua ideologia pessimistica e della visione laica espressa, l'opera fu accolta freddamente da pubbico e critica e attirò molti giudizi malevoli, dettati in molti casi dall'incomprensione delle teorie esposte da Leopardi nelle prose. Il libro ebbe tre edizioni (1827, 1834, 1845, l'ultima postuma e curata dall'amico Antonio Ranieri) e ha tra le sue fonti la prosa dello scrittore greco Luciano di Samosata (II sec. d.C.), ma anche le operette di taglio satirico della letteratura del Settecento cui l'autore si rifà nella forma (la prosa di Leopardi è elaborata e stilisticamente elevata, inoltre la lingua è ancora quella aulica e classicheggiante dell'italiano letterario).