Paolo Sarpi
I consigli del cardinal Soderini
(Istoria del Concilio Tridentino, I, 24)
Protagonista di questa vivace pagina è il cardinale Francesco Soderini, prelato "versatissimo nelli maneggi civili", che viene chiamato da papa Adriano VI per ricevere dei consigli sulle deliberazioni da prendere nel novembre 1522, quando l'Europa è scossa dalla Riforma di Lutero: il pontefice, di origini olandesi e alquanto inesperto della politica della Curia, sarebbe disposto a riformare i costumi ecclesiastici e favorire in tal modo l'estirpazione della dottrina protestante, ma il cardinale è abile a dimostrargli che così non farà altro che dimostrare al popolo la verità delle affermazioni di Lutero e che l'unica strada è la repressione, come al tempo delle Crociate contro gli eretici. Il cardinale dimostra un pragmatismo politico spregiudicato e alcune delle sue affermazioni sembrano riprese dal "Principe" di Machiavelli, ovviamente con intento denigratorio.
► PERCORSO: La Controriforma
► PERCORSO: La Controriforma
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In queste ambiguità afflisse il pontefice l’animo suo sino al novembre [1], desideroso pure di fare qualche notabile provisione [2] che potesse dar al mondo saggio dell’animo suo, risoluto a porgere rimedio a tutti gli abusi prima che incomminciare a trattar in Germania. In fine lo fermò e fece venir a risoluzione Francesco Soderino, cardinale prenestino [3], chiamato di Volterra, allora suo confidentissimo, se bene doppo entrò cosí inanzi nella disgrazia sua che lo fece anco impriggionare. Questo cardinale, versatissimo nelli maneggi civili et adoperato nelli pontificati d’Alessandro, Giulio e Leone [4], pieni di varii et importanti accidenti, in ogni ragionamento col pontefice andava gettando parole che potessero instruirlo: li commendava [5] la bontà et ingenuità sua e l’animo inclinato alla riforma della Chiesa et all’estirpazione dell’eresie; aggiongendo però che non poteva avere laude della sola buona intenzione, insufficiente da se stessa per far il bene, se non vi s’aggiongesse un’essatta elezzione [6] de’ mezzi opportuni et un’essecuzione maneggiata con somma circonspezzione. Ma quando lo vidde costretto dall’angustia del tempo a risolversi, li disse non esservi speranza di confondere et estirpare i luterani con la correzzione de’ costumi della corte; anzi questo esser un mezo d’aummentare a loro molto piú il credito. Imperoché la plebe, che sempre giudica dalli eventi, quando per l’emenda seguita [7] restarà certificata che con ragione il governo pontificio era ripreso in qualche parte, si persuaderà similmente ch’anco l’altre novità proposte abbiano buoni fondamenti, e gli eresiarchi, vedendo d’averla vinta in una parte, non cesseranno di riprendere l’altre. In tutte le cose umane avvenire che il ricevere sodisfazzione in alcune ricchieste dà pretensione di procacciarne altre e di stimare che siano dovute [8]; che leggendo le passate istorie, dai tempi che sono state eresie contra l’autorità della Chiesa romana, si vedrà tutte aver preso pretesto dalli costumi corrotti della corte. Con tutto ciò mai nissuno pontefice riputò utile mezo il riformarli, ma sí bene, doppo usate le ammonizioni et instruzzioni, indurre i prencipi a proteggere la Chiesa. [...] Nissuno aver mai estinto l’eresie con le riforme, ma con le crucciate [9] e con eccitare i prencipi e popoli all’estirpazione di quelle. Si ricordasse ch’Innocenzo III con tale mezo oppresse felicemente gli albigesi di Linguadoca [10] et i pontefici seguenti non con altri modi estinsero in altri luoghi i valdesi, piccardi, poveri di Lione, arnaldisti, speronisti e patarini, sí che al presente resta il solo nome. Non essere per mancare prencipi in Germania, i quali (concedendo loro la Sede apostolica d’occupare lo Stato de’ fautori de’ luterani) debbano avidamente ricevere la condizione, e facendo loro seguito de popoli con le indulgenze e remissioni a chi anderà a quel soccorso. [11] Li considerò anco il cardinale [12] che non era da pensare alli moti di religione in Germania come se non vi fosse altro pericolo imminente alla Sede apostolica, perché soprastava la guerra d’Italia [13], cosa di maggior pericolo, alla quale era necessario applicare principalmente l’animo: nel maneggio della quale, se si ritrovasse senza nervo, che è il danaro, potrebbe ricevere qualche notabil incontro, e nissuna riforma potersi fare la quale non diminuisca notabilmente l’entrate ecclesiastiche, le quali avendo quattro fonti, uno temporale, le rendite dello Stato ecclesiastico, gli altri spirituali, l’indulgenze, le dispense e la collazione de’ beneficii, non si può otturar alcuno di questi, che le entrate non restino troncate in un quarto. |
[1] Novembre 1522 (Adriano VI era stato eletto nel gennaio). [2] Provvedimento degno di nota. [3] Francesco Soderini (1453-1524) era cardinale di Palestrina. [4] Alessandro VI, Giulio II e Leone X, papi di cui il Soderini era stato consigliere. [5] Lodava la sua. [6] Un'attenta scelta. [7] In seguito all'azione di riforma. [8] In tutte le vicende umane accade che, se si riceve soddisfazione per una richiesta, se ne avanzano altre pensando che siano dovute. [9] Le Crociate. [10] Innocenzo III (1161-1216) aveva promosso la Crociata contro gli Albigesi nel 1209. [11] Non mancheranno principi cattolici in Germania che saranno lieti di occupare le terre dei luterani, purché il papa crei consenso popolare concedendo indulgenze a chi li seguirà in battaglia. [12] Il cardinale gli consigliò anche. [13] Allusione alle guerre combattute tra Francia e Spagna agli inizi del XVI sec. |
Interpretazione complessiva
- Nel primo libro della Istoria Sarpi ricostruisce il quadro storico che precedette la convocazione del Concilio di Trento, soffermandosi in particolare sulla diffusione del messaggio di Lutero e sulla "protesta" contro la corruzione della Chiesa, fattore decisivo per il successo della Riforma nel nord Europa: in particolare papa Adriano VI, eletto nel gennaio 1522, era incline ad accogliere le richieste dei riformatori e a modificare alcuni aspetti dell'organizzazione della Chiesa, ma nel passo viene dissuaso dal cardinal Soderini, già consigliere dei principali pontefici del XVI sec. (tra cui Alessandro VI Borgia, maestro di inganni) e assai più esperto dei "maneggi civili" e dei meccanismi interni della Curia. L'idea espressa dal prelato è che una riforma ecclesiastica sarebbe interpretata come un'ammissione della giustezza della protesta di Lutero e spingerebbe i luterani a ulteriori e più stringesti richieste, per cui l'unica risposta è la repressione violenta contro gli "eretici" simile alle Crociate bandite nel Medioevo contro Albigesi, Catari e altre minoranze religiose. Il cardinale suggerisce anche la via da percorrere, poiché in Germania vi saranno molti principi cattolici disposti ad occupare le terre dei luterani e intorno ai quali vi sarà consenso popolare, specie se il papa concederà indulgenze e perdono dai peccati per chi si arruolerà in questa nuova crociata (questa sarà in effetti la strada seguita negli anni a venire, cambiando definitivamente il volto dell'Europa centrale). Tra gli argomenti usati dal "consigliere" vi è anche quello economico, poiché una riforma della Chiesa ridurrebbe le entrate fiscali della Curia e ciò non è consigliabile durante le guerre che sconvolgono l'Italia all'inizio del Cinquecento, nelle quali il Papato è pienamente coinvolto.
- È stato osservato come il discorso del cardinal Soderini sia molto "machiavellico" e mostri lo stesso spregiudicato pragmatismo espresso dallo scrittore fiorentino nel Principe, specie nel passaggio in cui il prelato afferma che "la plebe... sempre giudica dalli eventi" e invita per questo il papa a non fare alcuna concessione che possa fare apparire come giuste le recriminazioni dei luterani (lo stesso concetto era affermato da Machiavelli nel cap. XVIII del Principe, quando dichiarava che "gli uomini... iudicano più agli occhi che alle mani" e "il vulgo ne va sempre preso con quello che pare, e con lo evento della cosa"; ► TESTO: La volpe e il leone). Ovviamente il "machiavellismo" del cardinale è criticato da Sarpi e il passo tende a mostrare gli esponenti della Curia romana come degli intriganti smaniosi di mantenere il proprio potere e le proprie prerogative, che poi sarà l'orientamento prevalente del Concilio di Trento in cui, anche a causa di questo, non si troverà un compromesso con il luteranesimo.