Masuccio Salernitano
Le brache di san Griffone
(Il novellino, 3)
Protagonisti di questo racconto del "Novellino" ambientato a Catania sono un frate domenicano di nome Nicolò, giovane e non immune al fascino femminile, e una donna di nome Agata, sposata col maestro Rogero (un medico) che è più vecchio di lei e nondimeno è molto geloso, al punto che la tiene quasi segregata in casa (l'uomo è amministratore dei beni del convento di frati cui appartiene fra Nicolò). Il religioso mette gli occhi addosso alla bella Agata e, durante la confessione, le svela i suoi sentimenti, per cui la donna (che lo ricambia) riesce con uno stratagemma a farlo venire a casa sua approfittando dell'assenza del marito, con la scusa di farsi curare certi suoi malesseri attribuiti a una infiammazione uterina. Purtroppo l'imprevisto ritorno a casa di maestro Rogero coglierà in flagrante i due amanti, anche se la vicenda avrà uno sviluppo paradossale che chiamerà in causa san Griffone, le cui "brache" Rogero troverà ai piedi del letto coniugale... (si tratta ovviamente delle mutande del frate, lasciate lì nella fretta di rivestirsi). Il passo proposto è tratto dalla parte finale della novella.
► PERCORSO: L'Umanesimo
► PERCORSO: L'Umanesimo
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Fra Nicolò sul letto montato, per meglio e senza alcuno impazzo [1] menare le gambe, parendoli forsi stare in sul securo, trattese le mutande e a capo del letto buttatele, e con la bella giovane abbracciatose, la dolce e disiata caccia [2] incominciorno; e avendo il suo amaistrato levrere tenuto uno longo spacio a laccio [3], da una medesma tana cavò arditamente dui lèpori [4]; e racolto a sé il cane, per cercare il terzo, senterno [5] in su l’uscio de la strada maestro Rogero a cavallo, quale era già da prattica [6] tornato. El frate con la maiore pressa del mundo del letto buttatosi, da pagura [7] e dolore vinto, de pigliar le brache, che avia poste a capo del letto, totalmente si dimenticoe. La fante, anche con poco piacere dal cominciato lavoro rimossa [8], aperta la camera, e chiamate le genti che in sala attendeano, dicendo che sua madonna era per la Dio grazia quasi del tutto guarita, laudando tutti e ringraziando Idio e san Griffone, gli fece dentro a lor piacere intrare. E arrivando fra questo mezzo il maestro Rogero in camera, trovando queste novità, non meno del vedere esser cominciati a venir frati in sua casa fu dolente che del nuovo accidente de l’amata donna; la quale, a la vista ricognosciutolo oltre modo cambiato, disse: – Marito mio, veramente io era morta, se ’l nostro patre predicatore con le reliquie del beatissimo Griffone non mi succorrea; quale avendomele al core approssimate, non altramente da molta acqua è un piccolo foco spento, che ogni mio dolore sostenuto mi fu per quelle immediate [9] tolto. – Il marito credendo, udito che salutifero rimedio a sì incurabile infirmità si era già trovato, non poco fu contento, ringraziando Dio e san Griffone; ma al frate a l’ultimo voltatosi, li rendio infinite mercé, de quanto bene avea adoperato; e così dopo alcuni altri divoti e santi ragionamenti preso commiato, il frate e ’l compagno onestamente quinci se disparterno. [10] E caminando, sentito il suo buon cane or là or qua andar fuora de la scapola [11], ricordandosi aver la catena [12] a capo del letto dimenticata, dolente oltre modo, al compagno rivoltatosi, il successo accidente gli racontoe; dal quale essendo al non dubitar confortato, con ciò sia cosa che la fante saria la prima che le trovarebbe e quelle occoltaria, quasi ridendo, tali parole suggiunse: – Maestro mio, ben dimostrate non essere avezzo di star in disagio, volendo, ad ogni luoco ove vi trovate, donare al vostro cane tutta la scapola ad un tratto; ma forsi voi eseguiti lo esemplio de’ frati dominichini, quali de continuo portano i lor cani senza alcuno laccio, e quantunque facciano di gran prede, nondimeno gli cani allacciati sono più fieri e meglio aboccati, quando in la caccia se ritrovano. – [...]
Maestro Rogero, subito partiti i frati, accostatosi a la moglie e quella accarezzando, toccandogli la gola e ’l petto, se ’l dolore gli avia data molta noia la domandava; e in più diversi ragionamenti intrati, mossa la mano per acconciarli il guanciale sotto ’l capo, gli venne preso un nàstaro [13] de le brache ivi dal frate lassate; e fora tiratele, e cognosciuto di continente quelle esser de frati, cambiato tutto nel vulto disse: – Che diavolo vuol dire questo, o Agata? che vogliono queste brache de frati significare? – La giovane donna, che prudentissima era, e nuovamente amor gli avia più svegliato l’ingegno, non indugiando punto a la risposta, disse: – E che è quello ch’io te ho detto, marito mio? si non che queste miraculose mutande essendo state del glorioso misser san Griffone, come ad una de sue famose reliquie avendole il patre predicatore qui portate, l’onnipotente Dio per virtù de quelle mi ha già fatta grazia, e cognoscome esser del tutto liberata; e per maggior mia cautela e divozione, volendonele lui portare, de grazia gli chiesi che insino a vespero me le lasciasse, e dopo lui medesmo o altro avesse per quelle mandato. – Il marito, udita la subita risposta e sì bene ordinata, o il crese [14] o de creder mostrava; ma essendo natura de gelosi, era come da dui contrarii venti da tale accidente il suo cervello continuo combattuto, e, senza altramente replicarli, a la già fatta risposta se quietoe. La donna, che sagacissima era, cognoscendolo alquanto sopra de sé stare, con nuova arte pensò toglierli totalmente dal petto ogni presa suspizione, e, rivolta a la fante, gli disse: – Va via in convento, e, trovato il predicatore, gli dirai che mandi per la reliquia me lascioe, che la Dio mercé insino a qui non ne ho più di bisogno. – La discreta fante, inteso a pieno quanto la donna in effetto desiderava, ratta al convento conduttasi, fatto subito chiamare il predicatore, qual venuto a l’uscio, credendosi fuorsi gli portasse la ricordanza da lui già lasciata, con allegro viso disse: – Che novella? – La fante mal contenta rispuse: – Non buona, mercé de la vostra trascorragine [15]; e saria ben stato peggio, si non per la prudenzia de la mia madonna. – Che c’ è? – disse il frate. E la fante puntalmente il fatto racontatogli, e suggiunto che gli parea, senza più indugiare che con qualche cerimonia a pigliar la ditta reliquia mandar si dovesse; e risposto il frate: – Sia in buon’ora! – [...] [Fra Nicolò confessa ogni cosa al padre guardiano del convento, il quale dapprima lo rimprovera aspramente e minaccia severi castighi, poi - preoccupato del buon nome dell'Ordine - decide di tenergli bordone e di alimentare la convinzione che le "brache" del santo abbiano guarito Agata, recandosi alla testa di una processione alla casa di maestro Rogero.] E così ordinato, fattili a coppia dividere [16], con la croce inanzi verso la signata casa se avviarno. El guardiano de un ricco piviale vestito, col tabernaculo de l’altare in braccio, e con gran silenzio, ordinati, a la ditta casa del maestro arrivarono. Quali da lui sentiti, fattosi incontro al guardiano, e domandatolo de la cagione de tal novità, con allegro volto così, come preposto avea, gli rispuse: – Maestro nostro carissimo, le nostre ordinazioni vogliono che occultamente debbiamo portare le reliquie de’ nostri santi in casa de coloro che le domandano, a tal che se l’infermo per alcun suo mancamento non ricevesse la grazia, per non diminuire in parte alcuna la fama de’ miracoli, de nascoso ne le possiamo a casa ritornare; ma ove Idio mediante ditte reliquie un evidente miracolo mostrar volesse, noi dovemo in tal caso, con ogni cerimonia e solennità che possiamo, condurnele in chiesa, manifestando el ditto miracolo, e quello ascrivere in publica forma. Onde essendo, come già sapete, la donna vostra de la sua periculosa infirmità liberata per la virtù de le nostre reliquie, semo venuti con questa solennità a ritornarnele a casa. – Il maestro, che tutto ’l capitolo de’ frati con tanta divozione vedea, estimò che a niun mal fare ne sarebbero mai tanti concursi, e donata indubia fede a le simulate ragioni del guardiano, avendo ogni suspetto pensiero da sé al tutto rimosso, rispuse: – Voi siate i benvenuti! –; e presi per mano lui e ’l predicatore, in camera, ove la moglie stava, li menoe. La donna, che in tal punto non dormia, con una tovaglia bianca e odorifera in fra quel mezzo avea le ditte brache fasciate; quali el guardiano scoperte, con grandissima reverenza le bascioe, e fattele dal maestro e da la moglie, e finalmente da quanti in camera dimoravano, divotamente basciare, postele nel tabernaculo che per ciò portato avea, dato il segno a’ compagni, tutti accordandosi, – Veni Creator Spiritus – a cantare incominciorno. E in tal forma discorrendo per la cità, da infinita turba accompagnati, a la loro chiesa condutti, postele sopra l’altare maggiore, paricchi dì, per divozione de tutto il populo, che aveano già il fatto miracolo sentito, star le lasciarono. Maestro Rogero, desideroso de l’augmento de la divozione de le genti verso quell’ordine, andando de continuo in prattica e fuori e dentro la cità, dovunque si trovava, a pieno populo ricontava il solenne miracolo, che per virtù de le brache de san Griffone Idio avea in sua casa dimostrato. E fin che lui dimorava a far tale officio, fra Nicolò e ’l compagno de continuare la cominciata e fertile caccia non si scordavano, con piacere grandissimo de la fante e de la madonna. Quale, oltre ogn’altra sensualità, seco medesma iudicava, veramente tale operazione esser solo rimedio a la sua acerba passione, sì come quello ch’era più approssimato al luoco, onde tale infirmità si era causata [17]; ed essendo lei moglie de medico, se ricordava avere inteso allegare quel testo de Avicenna [18], dove dice che li rimedii approssimati giovano e li continuati sanano; per questo lei, e l’uno e l’altro con piacere gustando, cognobbe del tutto essere de la non curabile passione de la matre [19] liberata per lo rimedio oportuno del santo frate. |
[1] Impaccio. [2] Metafora per indicare l'atto sessuale. [3] E dopo aver tenuto il suo ammaestrato levriero per molto tempo alla catena... (metafora a indicare il membro virile). [4] Due lepri (consumò due volte l'atto). [5] Sentirono. [6] Dall'esercizio della sua professione di medico.
[7] Da paura. [8] La serva, anche lei impegnata in un convegno amoroso con il compagno del frate. [9] Immediatamente. [10] Se ne andarono. [11] Della veste fratesca. [12] Le mutande, fuor di metafora. [13] Un nastro, un laccio. [14] Ci credette. [15] Trascuratezza, sbadataggine. [16] Si riferisce ai frati che sfileranno in processione. [17] Il luogo è l'utero della donna, soggetto a infiammazioni (intende dire che l'atto sessuale costituisce un rimedio efficace). [18] Il ► TESTO: Liber canonis medicinae. [19] L'utero. |
Interpretazione complessiva
- La novella ha una chiara ispirazione boccaccesca e si rifà a vari racconti del Decameron, al centro dei quali vi sono beffe ordite a danno di ingenui personaggi o amori extraconiugali che vedono il coinvolgimento di religiosi: evidenti i richiami ai racconti della settima giornata, in cui spesso giovani donne insoddisfatte dei loro anziani mariti ordiscono tradimenti ai loro danni (► TESTO: Peronella), ma anche alle novelle che attaccano l'ipocrisia dei religiosi il cui celibato è una pura finzione, specie la novella della badessa e le brache (IX, 2) in cui c'è un analogo riferimento al capo di vestiario lasciato ai piedi del letto (► TESTO: La badessa e le brache). Masuccio nel Novellino riprende la medesima polemica di Boccaccio contro l'ipocrisia della morale cristiana in materia sessuale, dato che in questo stesso racconto si dice ironicamente che Agata, giovane e inesperta, crede che i frati una volta indossata la tonaca siano simili "a’ pulli quando se castrano", salvo poi verificare che fra Nicolò è "gallo e non capone". La figura di maestro Rogero, per la sua ingenuità e la facilità con cui viene raggirato, ricorda sia il Calandrino di vari racconti del Decameron sia il maestro Simone bersaglio di feroci scherzi da parte di Bruno e Buffalmacco.
- La satira anticlericale dell'autore emerge non solo attraverso la figura di fra Nicolò, ma anche con il padre guardiano del convento che anziché punire il religioso per la sua condotta ne approfitta e fa credere al popolo che le "brache" di san Griffone abbiano in effetti guarito miracolosamente Agata, anche per sfruttare il commercio delle reliquie ancora attivo nel XV sec. (tema, questo, ampiamente toccato nel Decameron; ► TESTI: Ser Ciappelletto; Frate Cipolla). L'ironia sta anche nel fatto che Rogero, essendo amministratore dei beni del convento, alla fine è più che soddisfatto della piega assunta dalla vicenda, non rendendosi conto che in tal modo si è esposto al ridicolo e ha offerto ai due amanti la possibilità di reiterare i loro rapporti amorosi.
- Agata approfitta di una infiammazione all'utero ("matrice" nel linguaggio medievale) di cui è solitamente affetta per organizzare la tresca con fra Nicolò, malessere che neppure il marito medico è riuscito a curare: la novella conclude maliziosamente che tale malattia è causata dalla scarsità di rapporti sessuali della donna, a causa dell'avanzata età di Rogero, e che proprio la relazione con il frate costituirà un rimedio efficace, citando in modo paradossale il trattato di Avicenna (Liber canonis medicinae) in cui si dice che i rimedi frequenti sono di giovamento e che quelli continui guariscono. Il tema della giovane donna sposata con un marito anziano incapace sessualmente e che per questo si trova un giovane amante ha una lunga tradizione letteraria, che dalla poesia comica del Duecento arriva al Decameron di G. Boccaccio.