Dante Alighieri
Il primo incontro con Beatrice
(Vita nuova, cap. II)
All'inizio del libello giovanile Dante racconta in un capitolo in prosa il primo incontro con Beatrice, avvenuto quando entrambi avevano nove anni: la vista dell' "angiola giovanissima" provoca nel futuro poeta l'immediato innamoramento e un vero e proprio sconvolgimento interiore, descritto dall'autore con abbondanza di particolari e con la personificazione degli "spiriti vitali" che commentano il fatto che d'ora in avanti l'amore dominerà in tutto e per tutto la vita di Dante. L'episodio, costruito secondo gli schemi dell'amor cortese e dello Stilnovo (incluso il particolare simbolico del numero nove, che caratterizza l'intera opera), è privo di riferimenti spaziali precisi e come nel resto del libello l'autore si concentra sull'analisi psicologica degli effetti dell'amore, riducendo all'essenziale la narrazione degli eventi.
► PERCORSO: La lirica amorosa
► AUTORE: Dante Alighieri
► OPERA: Vita nuova
► PERCORSO: La lirica amorosa
► AUTORE: Dante Alighieri
► OPERA: Vita nuova
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Nove fiate già appresso lo mio nascimento era tornato lo cielo de la luce quasi a uno medesimo punto, quanto a la sua propria girazione [1], quando a li miei occhi apparve prima la gloriosa donna de la mia mente, la quale fu chiamata da molti Beatrice li quali non sapeano che si chiamare. Ella era in questa vita già stata tanto, che ne lo suo tempo lo cielo stellato era mosso verso la parte d’oriente de le dodici parti l’una d’un grado, sì che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi da la fine del mio nono.
Apparve vestita di nobilissimo colore, umile e onesto, sanguigno [2], cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima etade si convenia. In quello punto dico veracemente che lo spirito de la vita, lo quale dimora ne la secretissima camera de lo cuore, cominciò a tremare sì fortemente, che apparia ne li menimi polsi orribilmente; e tremando disse queste parole: "Ecce deus fortior me, qui veniens dominabitur michi". [3] In quello punto lo spirito animale, lo quale dimora ne l’alta camera ne la quale tutti li spiriti sensitivi portano le loro percezioni, si cominciò a maravigliare molto, e parlando spezialmente a li spiriti del viso, sì disse queste parole: "Apparuit iam beatitudo vestra". [4] In quello punto lo spirito naturale, lo quale dimora in quella parte ove si ministra lo nutrimento nostro, cominciò a piangere, e piangendo disse queste parole: "Heu miser, quia frequenter impeditus ero deinceps!". [5] D’allora innanzi dico che Amore segnoreggiò la mia anima, la quale fu sì tosto a lui disponsata [6], e cominciò a prendere sopra me tanta sicurtade e tanta signoria per la vertù che li dava la mia imaginazione, che me convenia fare tutti li suoi piaceri compiutamente. Elli mi comandava molte volte che io cercasse per vedere questa angiola giovanissima [7]; onde io ne la mia puerizia molte volte l’andai cercando, e vedeala di sì nobili e laudabili portamenti, che certo di lei si potea dire quella parola del poeta Omero: "Ella non parea figliuola d’uomo mortale, ma di deo". [8] E avvegna che la sua imagine, la quale continuatamente meco stava, fosse baldanza d’Amore a segnoreggiare me [9], tuttavia era di sì nobilissima vertù, che nulla volta sofferse che Amore mi reggesse sanza lo fedele consiglio de la ragione in quelle cose là ove cotale consiglio fosse utile a udire. E però che soprastare [10] a le passioni e atti di tanta gioventudine para alcuno parlare fabuloso, mi partirò da esse; e trapassando molte cose le quali si potrebbero trarre de l’essemplo onde nascono queste, verrò a quelle parole le quali sono scritte ne la mia memoria sotto maggiori paragrafi. |
[1] Il sole aveva girato nove volte dopo la mia nascita (erano passati nove anni).
[2] Beatrice era vestita di rosso scuro, simbolo dell'amore. [3] "Ecco un dio più forte di me, che mi dominerà col suo arrivo". [4] "Ecco che è apparsa la vostra beatitudine". [5] "Oh me misero, poiché d'ora in avanti sarò spesso impedito!" [6] Sposata. [7] Beatrice, definita come "donna-angelo". [8] Dante cita indirettamente l'Odissea, la descrizione di Nausicaa. [9] E benché la sua immagine, che stava di continuo con me, incoraggiasse amore a dominarmi. [10] Insistere. |
Interpretazione complessiva
- Il capitolo, occupato interamente da una narrazione in prosa, racconta il primissimo incontro tra Dante e Beatrice ed è fitto di significati simbolici, a cominciare dal numero nove che ricorre costantemente per tutta l'opera: il passo di apertura è una complessa perifrasi astronomica che indica l'anno in cui l'incontro è avvenuto (nella primavera del 1274, quando entrambi avevano circa nove anni) e conferisce una certa solennità agli eventi narrati, mentre sono del tutto assenti altri particolari quali, ad esempio, il luogo in cui i due si sono visti. Beatrice è descritta come una "angiola giovanissima", con una veste di color rosso scuro (simbolo della passione amorosa) e se pure la sua bellezza conquista subito Dante, la sua "nobilissima vertù" fa sì che il futuro poeta non faccia alcun atto sconveniente alla sua presenza, dunque l'amore si configura subito come alto e spirituale secondo la maniera stilnovistica.
- La vista di Beatrice fa subito innamorare Dante e provoca in lui uno sconvolgimento interiore, descritto secondo la teoria degli "spiriti vitali" (le funzioni dell'organismo in base alla fisiologia medievale) che viene ripresa da Cavalcanti: Dante cita lo "spirito de la vita", che risiede nel cuore e inizia a venir meno per la presenza di Amore, poi lo "spirito animale" (la percezione dei sensi) che risiede nel cervello ("l'alta camera"), poi quello "naturale" che è preposto al nutrimento del corpo e che a causa delle pene amorose sarà "impedito" (Dante, innamorato di Beatrice, soffrirà di inappetenza). Il poeta personifica gli spiriti e attribuisce loro delle parole, con una teatralizzazione che ricorda molto quella di alcuni sonetti di Cavalcanti in cui, tuttavia, l'amore era visto come forza devastante che provocava per lo più sofferenza, mentre qui è descritto piuttosto come forza positiva (► TESTO: Voi che per li occhi).
- Nel cap. seguente Dante racconta il secondo e più intenso incontro con la donna amata, avvenuto nove anni dopo (quindi all'età di diciotto anni) quando Beatrice viene vista per strada vestita di bianco e accompagnata da altre due donne più anziane: Beatrice saluta Dante e ciò provoca in lui una grandissima felicità, seguita poi da un sogno in cui vede la donna addormentata e vestita di rosso tra le braccia del dio Amore che poi le fa mangiare il cuore del poeta, secondo una simbologia tratta dai trovatori provenzali. Il capitolo sarà seguito dalla prima lirica del libello, ovvero il sonetto A ciascun'alma presa.