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Cino da Pistoia


«Io fu’ ’n su l’alto e ’n sul beato monte»

È il più famoso sonetto di Cino, in cui il poeta descrive una visita sulla tomba dell'amata Selvaggia (posta sulla cima di una montagna, in uno scenario solitario e desolato) e si strugge per il dolore della perdita, chiedendo vanamente ad Amore di far morire anche lui. Il testo è interessante per più aspetti, dall'oggettivazione del sentimento amoroso attraverso la descrizione del paesaggio (che anticipa per certi versi certe poesie di Petrarca) alla lontananza dai moduli dello Stilnovo e della poesia cortese, cui Cino sembra rifarsi ormai solo dal punto di vista formale.

► PERCORSO: La lirica amorosa





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Io fu’ ’n su l’alto e ’n sul beato monte,
ch’ i’ adorai baciando ’l santo sasso,
e caddi ’n su quella petra, di lasso,
ove l’onesta pose la sua fronte,

e ch’ella chiuse d’ogni vertù il fonte
quel giorno che di morte acerbo passo
fece la donna de lo mio cor, lasso,
già piena tutta d’adornezze conte.

Quivi chiamai a questa guisa Amore:
«Dolce mio Iddio, fa’ che qui mi traggia
la morte a sé, ché qui giace ’l mio core».

Ma poi che non m’intese ’l mio signore,
mi diparti’ pur chiamando Selvaggia;
l’alpe passai con voce di dolore.
Io fui sull'alto e felice monte che adorai, baciando la santa lapide [la tomba di Selvaggia], e caddi di schianto su di essa, dove la mia donna dignitosa pose la sua fronte [fu deposta], ed essa [la tomba] chiuse la sorgente di ogni virtù il giorno in cui la donna del mio cuore, ahimè, fece l'aspro passo della morte, già tutta piena di bellezze perfette.



Qui invocai Amore in questo modo: «Dolce mio dio, fa' in modo che la morte qui mi chiami a sé, poiché qui [in questa tomba] giace il mio cuore».

Ma poiché il mio signore [Amore] non mi ascoltò, me ne andai invocando continuamente Selvaggia; attraversai la montagna emettendo voci dolorose
.



Interpretazione complessiva

  • Metro: sonetto con schema della rima regolare (ABBA, ABBA, CDC, CDC), senza la presenza di rime siciliane e con lo schema delle terzine identico. La lingua è il toscano della tradizione letteraria, con un francesismo ("conte", v. 8) e uno stile piano conforme al trobar leu degli Stilnovisti.
  • Il testo esprime il dolore di Cino per la morte di Selvaggia, la cui tomba è posta sulla cima di un monte dell'Appennino pistoiese ed è frequente meta di visite del poeta, che infatti "adora" il sasso sepolcrale: il tema amoroso è espresso attraverso la collocazione in un luogo remoto e solitario, con un procedimento che anticipa quello che sarà usato spesso da Petrarca nel Canzoniere (► TESTO: Solo et pensoso), mentre il motivo della tomba sarà ripreso e rovesciato dallo stesso Petrarca nella canzone Chiare, fresche et dolci acque (► VAI AL TESTO). L'adesione ai moduli dello Stilnovo è piuttosto superficiale, con l'uso dell'aggettivo "onesta" di derivazione dantesca, la lode della bellezza perfetta della donna (v. 8), il dialogo col dio Amore che viene invocato per far morire Cino e porre fine alle sue sofferenze (vv. 9-11). In realtà l'amore è qui descritto soprattutto come sentimento personale, con una espressione dell'interiorità che, nonostante il richiamo formale ai motivi stilnovisti, è già molto moderno e lontano dagli schemi medievali di Dante e compagni. Cino fu comunque apprezzato da Dante che lo citò nel De vulgari eloquentia e da Petrarca, che commemorò la sua morte nel sonetto Piangete donne, et con voi pianga amore.


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