Letteratura italiana
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Luigi Pulci


Morte di Margutte
(Morgante, XIX, 144-151)

Il malvagio e paradossale "mezzogigante" Margutte muore in modo assurdo proprio come ha vissuto, a causa di uno scherzo ordito ai suoi danni dal compagno Morgante: questi nasconde i suoi stivali mentre dorme e Margutte, al risveglio, li cerca dappertutto trovandoli infine ai piedi di una scimmia, visione che lo fa scoppiare a ridere in modo convulso sino a morirne. La sua morte precede di poco quella di Morgante, che verrà morso da un granchio mentre guada un fiume, ma diverso sarà il loro destino ultraterreno (Morgante finirà in Cielo ad attendere l'arrivo di Orlando, Margutte all'inferno quale araldo di Belzebù).

► PERCORSO: L'Umanesimo
► AUTORE: Luigi Pulci


144
Morgante finalmente convenia
che in riso e 'n giuoco s'arrechi ogni cosa;
e vanno seguitando la lor via.
Erano un dì per una selva ombrosa;
e perché pure il camino increscìa,
a una fonte Morgante si posa.
Margutte, ch'avea ancor ben pieno il sacco,
s'addormentò come affannato e stracco.

145
Morgante, come lo vede a giacere,
gli stivaletti di gamba gli trasse
ed appiattògli, per aver piacere,
un po' discosto, quando e' si destasse.
Margutte russa, e colui sta a vedere;
poi lo destava, perché e' s'adirasse.
Margutte si rizzò, come e' fu desto,
e degli usatti s'accorgeva presto;

146
e disse: - Tu se' pur, Morgante, strano:
io veggo che tu m'hai tolti gli usatti,
e fusti sempre mai sconcio e villano. -
Disse Morgante: - Apponti ov'io gli ho piatti:
e' son qui intorno poco di lontano:
questo è per mille oltraggi tu m'hai fatti. -
Margutte guata, e non gli ritrovava;
e cerca pure, e seco borbottava.

147
Ridea Morgante sentendo e' si cruccia.
Margutte pure alfin gli ha ritrovati,
e vede che gli ha presi una bertuccia,
e prima se gli ha messi e poi cavati.
Non domandar se le risa gli smuccia,
tanto che gli occhi son tutti gonfiati
e par che gli schizzassin fuor di testa;
e stava pure a veder questa festa.

148
A poco a poco si fu intabaccato
a questo giuoco, e le risa cresceva,
tanto che 'l petto avea tanto serrato
che si volea sfibbiar, ma non poteva,
per modo e' gli pare essere impacciato.
Questa bertuccia se gli rimetteva:
allor le risa Margutte raddoppia,
e finalmente per la pena scoppia;

149
e parve che gli uscissi una bombarda,
tanto fu grande dello scoppio il tuono.
Morgante corse, e di Margutte guarda
dov'egli aveva sentito quel suono,
e duolsi assai che gli ha fatto la giarda,
perché lo vide in terra in abbandono;
e poi che fu della bertuccia accorto,
vide ch'egli era per le risa morto.

150
Non poté far che non piangessi allotta,
e parvegli sì sol di lui restare
ch'ogni sua impresa gli par guasta e rotta;
e cominciò col battaglio a cavare,
e sotterrò Margutte in una grotta
perché le fiere nol possin mangiare;
e scrisse sopr'un sasso il caso appunto,
come le risa l'avean quivi giunto.

151
E tolse sol la gemma che gli dètte
Florinetta al partir: l'altro fardello
con esso nella fossa insieme mette;
e con gran pianto si partì da quello,
e per più dì come smarrito stette
d'aver perduto un sì caro fratello,
e 'n questo modo ne' boschi lasciarlo
e non potere a Orlando menarlo.


Morgante alla fine decise di trasformare tutto in riso e scherzo; e i due proseguono la loro strada. Un giorno attraversavano una selva ombrosa; e poiché il cammino era duro, Morgante si riposò a una fonte. Margutte, che aveva ancora la pancia piena, si addormentò stanco e sfinito.





Morgante, non appena lo vide sdraiato, gli sfilò dai piedi gli stivali e li nascose per scherzo poco lontano, per quando si sarebbe svegliato. Margutte russa e lui lo sta a guardare; poi lo svegliò, per farlo arrabbiare. Margutte si alzò, non appena sveglio, e non tardò ad accorgersi che non aveva più gli stivali;





e disse: - Tu sei proprio strano, Morgante: vedo che mi hai rubato gli stivali e sei stato proprio importuno e villano. - Morgante disse: - Trova dove li ho nascosti: sono qua intorno, poco lontano: questo vale per tutti gli oltraggi che mi hai fatto. - Margutte guarda e non li ritrova; e continua a cercare, e brontola tra sé.




Morgante rideva, al sentire che l'altro si crucciava. Margutte alla fine li ritrovò, e vide che li aveva presi una scimmia, e prima li ha indossati e poi tolti. Non chiedere, lettore, se scoppiò a ridere, tanto che gli occhi gli si gonfiarono tutti e sembrava che gli schizzassero fuori dalla testa; e Morgante osservava anche questo.




Poco alla volta Margutte si abituò a questo gioco e le risate aumentavano, tanto che il petto gli scoppiava e si voleva togliere la cintura, ma non poteva, cosicché gli sembrava di essere impacciato. La scimmia si rimetteva gli stivali: allora Margutte raddoppiava le risate, e alla fine scoppiò per il dolore;





e sembrava che tuonasse un cannone, tanto fragoroso fu lo scoppio, come di un tuono. Morgante accorse e guardò Margutte, dove aveva sentito quel rumore, e si rammaricò molto di avergli fatto quello scherzo, perché lo vide inerte a terra; e poi, dopo aver visto la scimmia, capì che era morto dal ridere.





Allora non poté evitare di piangere, e gli sembrò di essere rimasto solo, senza di lui, così che ogni sua impresa era irrimediabilmente rovinata; e cominciò a scavare col battaglio, sotterrano Margutte in una fossa perché le bestie non lo divorassero; e sopra una lapide incisa una scritta che spiegava la situazione, come le risate lo avevano ucciso.




E prese solo la gemma che Florinetta gli aveva dato alla partenza: mise nella fossa tutte le altre cose; e con gran pianti si allontanò, restando più giorni come smarrito per aver perso un caro fratello, e per lasciarlo in questo modo nei boschi senza poterlo condurre a Orlando. 


Interpretazione complessiva

  • La morte di Margutte avviene in modo deforme e paradossale in maniera conforme al suo personaggio, dal momento che il malvagio "mezzogigante" ha passato la vita a combinare scherzi e ribalderie ai danni del prossimo (► TESTO: Morgante e Margutte all'osteria): egli subisce infatti a sua volta uno scherzo da parte del compagno, che vuole in un certo senso punirlo per la cattiveria che ha dimostrato e che gli ha appena rinfacciato in un amaro sfogo, dopo che i due hanno riconsegnato Florinetta al padre. Margutte vede che una scimmia ha indossato i suoi stivali che gli erano stati sottratti da Morgante e cade in preda a uno scoppio frenetico di risa, che lo fanno morire a causa delle convulsioni. Morgante si pente della beffa mortale ed è sinceramente dispiaciuto della morte del suo amico, che in seguito seppellisce insieme a tutto il suo fagotto rammaricandosi di non poterlo presentare ad Orlando, di cui è il fedele scudiero. Il folle riso di Margutte ha qualcosa di tragicamente comico, qualificando la sua figura come quella di un bizzarro giullare che proprio a causa della sua inclinazione alla beffa muore in modo sciocco.
  • Verso la fine del poema apprenderemo il destino ultraterreno di Margutte, poiché l'angelo che appare ad Orlando morente a Roncisvalle gli ricorda che il "mezzogigante", che lui non ha mai incontrato, è diventato araldo di Belzebù all'inferno "e ride ancora, e riderà in etterno / come solea... / ed è quanto sollazzo è nello inferno" (XXVII, ott. 139-140), dunque il suo destino di tragico buffone si perpetua anche nella dimensione dell'eternità. La morte di Morgante non sarà meno bizzarra, poiché il gigante sarà morso da un minuscolo granchio mentre conduce in porto una nave carica di paladini cristiani e dopo aver ucciso una enorme balena a colpi di battaglio (XX, ott. 50 ss.), anche se a differenza di Margutte andrà in cielo a tener compagnia al prode Orlando.


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