Dante Alighieri
La donna-schermo
(Vita nuova, cap. V)
È il celebre episodio della prima donna-schermo, ovvero l'equivoco che si crea in chiesa quando molti pensano che Dante rivolga la sua attenzione non a Beatrice, oggetto del suo amore, bensì a un'altra nobildonna seduta in mezzo ai due. Il poeta lascia che l'equivoco rimanga tale e finge addirittura di dedicare alcune rime a questa donna di cui non viene svelata l'identità, ciò al fine di preservare la reputazione di Beatrice. Quando Dante perpetuerà l'equivoco sostituendo la prima con una seconda donna-schermo la cosa susciterà la reazione della "gentilissima", che toglierà seccata il suo saluto al poeta.
► PERCORSO: La lirica amorosa
► AUTORE: Dante Alighieri
► OPERA: Vita nuova
► PERCORSO: La lirica amorosa
► AUTORE: Dante Alighieri
► OPERA: Vita nuova
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Uno giorno avvenne che questa gentilissima [1] sedea in parte ove s’udiano parole de la regina de la gloria [2], ed io era in luogo dal quale vedea la mia beatitudine; e nel mezzo di lei e di me per la retta linea sedea una gentile donna di molto piacevole aspetto, la quale mi mirava spesse volte, maravigliandosi del mio sguardare, che parea che sopra lei terminasse. Onde molti s’accorsero de lo suo mirare; e in tanto vi fue posto mente [3], che, partendomi da questo luogo, mi sentio dicere appresso di me: "Vedi come cotale donna distrugge la persona di costui"; e nominandola, io intesi che dicea di colei che mezzo era stata ne la linea retta che movea da la gentilissima Beatrice e terminava ne li occhi miei.
Allora mi confortai molto, assicurandomi che lo mio secreto non era comunicato lo giorno altrui per mia vista. E mantenente pensai di fare di questa gentile donna schermo de la veritade; e tanto ne mostrai in poco tempo, che lo mio secreto fue creduto sapere da le più persone che di me ragionavano. [4] Con questa donna mi celai alquanti anni e mesi; e per più fare credente altrui, feci per lei certe cosette per rima, le quali non è mio intendimento di scrivere qui, se non in quanto facesse a trattare [5] di quella gentilissima Beatrice; e però le lascerò tutte, salvo che alcuna cosa ne scriverò che pare che sia loda di lei. |
[1] Beatrice
[2] Sedeva in chiesa (dove nel Medioevo le donne erano separate dagli uomini). [3] Tanta fu la curiosità che suscitò. [4] Fui tanto abile [a mostrarmi amante di quella donna] che molte persone credettero di avere scoperto il mio segreto. [5] Se non quanto servisse a parlare. |
Interpretazione complessiva
- Il motivo della donna-schermo è largamente presente nella lirica provenzale e deriva dagli stessi principi dell'amor cortese, essendo contemplato già nel De amore di A. Cappellano (la necessità è quella di celare ai "malparlieri", alle malelingue, l'identità della donna amata, al fine di preservarla dalle maldicenze che possano nuocere alla sua reputazione in quanto sposata con un altro). Significativo il fatto che l'equivoco si crei in chiesa, quando Dante osserva Beatrice seduta a una certa distanza (l'altra donna è seduta in mezzo a loro), poiché il topos degli sguardi amorosi nel luogo sacro verrà ripreso anche successivamente; cfr. ad es. Petrarca, che incontra Laura proprio in chiesa in occasione dell'anniversario della morte di Cristo e se ne innamora.
- L'equivoco creatosi casualmente non viene assolutamente svelato da Dante che, anzi, si compiace di alimentarlo e finge che la donna oggetto del suo desiderio sia proprio quella che tutti credono, arrivando al punto di dedicarle delle poesie d'amore (definite in modo riduttivo "cosette per rima"): tra questi componimenti rientra certamente la "pistola" (epistola) in forma di sirventese citata nel cap. VI, ovvero l'elenco delle sessanta donne più belle di Firenze nel quale Beatrice figura al nono posto (il testo, perduto, è anche citato in modo indiretto nel sonetto Guido, i' vorrei contenuto nelle rime; ► VAI AL TESTO). Si possono collegare a questa donna anche il sonetto rinterzato O voi che per la via, incluso nel cap. VII, e forse le ballate Per una ghirlandetta e Deh, Violetta (Rime, 10, 43).
- Nel cap. VII Dante racconta che la partenza da Firenze della donna-schermo gli impedisce di proseguire la finzione, per cui in seguito (cap. IX) Amore suggerisce al poeta di sostituirla con una seconda donna, fatto che però suscita le rimostranze di Beatrice la quale, piccata di questo comportamento, toglie il saluto a Dante. L'episodio è centrale nell'opera, in quanto sarà proprio in seguito a ciò che Dante scoprirà che la sua beatitudine deve essere riposta nelle parole di "loda" a Beatrice e non nel suo saluto, il che lo spingerà a iniziare la nuova e più matura fase delle "nove rime" (cap. XVIII e ss.).