Guittone d'Arezzo
«Spietata donna e fera»
Tipico sonetto amoroso di Guittone, in cui il poeta esprime il dolore per il disdegno dell'amata (il "disdor" della tradizione trobadorica) e si dice prossimo alla morte, a meno che lei non si muova a pietà per le sue sofferenze e non rivolga a lui uno sguardo consolatore, che solo potrebbe provocare la sua guarigione. L'autore riprende il motivo classico del "servizio amoroso" tipico dei modelli siciliani e provenzali e della concezione di amor cortese, dunque lo sguardo della donna si configura come il giusto compenso per la fedeltà del poeta. L'amore come esperienza che produce dolore e porta alla morte verrà ripreso anche da Guinizelli e, sia pure in modo ancor più accentuato, anche da Cavalcanti.
► PERCORSO: La lirica amorosa
► PERCORSO: La lirica amorosa
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Spietata donna e fera, ora te prenda
di me cordoglio, poi morir mi vedi; che tanta pietà di te discenda, che ’n alcuna misura meve fidi. Che lo tuo fero orgolio no m’offenda s’eo ti riguardo, ché con el m’aucidi, e la tua cera allegra me si renda sol una fiata e molto mi provedi, en guiderdon di tutto meo servire, ché lo tuo sguartio in guerigion mi pone, e lo pur disdegnar fami perire. Or mira qual t’è più reprensione: o desdegnar, per fare me morire, o guardar, perch’eo torni a guerigione. |
O donna spietata e crudele, ora abbi pena di me, dal momento che mi vedi morire; possa tu avere tanta pietà, così da salvare alquanto la mia vita.
Possa il tuo fiero orgoglio non farmi del male, se io ti guardo, poiché con esso mi uccidi, e possa il tuo allegro volto mostrarsi a me solo una volta, e dammi il tuo aiuto, come ricompensa di tutto il mio servizio, poiché il tuo sguardo ha il potere di farmi guarire e invece il tuo disdegno mi fa morire. Ora considera cosa è per te maggior causa di rimprovero; se il disdegnarmi, per farmi morire, o il guardarmi, per farmi guarire. |
Interpretazione complessiva
- Metro: sonetto con schema della rima regolare (ABAB, ABAB, CDC, DCD), con rime siciliane ai vv. 2-4 (-edi/-idi) e 6-8 (-idi/-edi), con disposizione a chiasmo. La lingua è il toscano della tradizione letteraria duecentesca, con un francesismo ("guerigione", v. 14). Le due terzine sono costruite attorno ai termini "sguartio / guardar", "disdegnar / desdegnar", disposti anch'essi a chiasmo.
- Guittone riprende il tema tipicamente siciliano e provenzale della donna spietata e crudele che disdegna l'amore del poeta e non ricambia i suoi sguardi amorosi, provocando in lui atroce sofferenza e portandolo alle soglie della morte: l'amore è presentato come "servizio" secondo i dettami dell'amor cortese e lo sguardo della donna è visto come il "guiderdon" (ricompensa, beneficio) in cambio della fedeltà dell'autore. Il tema si ritrova in diverse liriche del trovatore occitanico Arnaut Daniel, anche se qui Guittone non usa un linguaggio particolarmente complesso o rime preziose, mentre il motivo della forza devastante dell'amore sarà a sua volta ripreso e ampliato da Guido Guinizelli (► TESTO: Lo vostro bel saluto) e soprattutto dallo "Stilnovismo tragico" di Cavalcanti (► TESTO: Voi che per li occhi). Il testo presenta affinità con altri sonetti di Guittone, quali Ahi bona donna e Pietà di me, per Dio.