Ludovico Ariosto
«Se mai cortese fusti»
(Madrigali, 1)
La lirica si riferisce a un particolare aneddoto riguardante la vita di Alessandra Benucci, la donna amata dal poeta, che per ordine del medico e a causa di una malattia dovette tagliare in parte la sua splendida chioma bionda, fatto di cui Ariosto parla anche nei sonetti 23, 25, 26 (in quest'ultimo accusa il medico di aver commesso un errore e invoca una sorta di vendetta ai suoi danni). Il testo è interessante in quanto rientra, più che nel petrarchismo rinascimentale, in quella lirica aneddotica e attenta ai particolari che si sarebbe sviluppata nel periodo successivo, specie durante il Barocco cui rimanda l'immagine della "rete" fatta da Amore con i bei capelli di Alessandra.
► PERCORSO: Il Rinascimento
► AUTORE: Ludovico Ariosto
► PERCORSO: Il Rinascimento
► AUTORE: Ludovico Ariosto
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Se mai cortese fusti,
piangi, Amor, piangi meco i bei crin d'oro, ch'altri pianti sì giusti unqua non fòro. Come vivace fronde tòl da robusti rami aspra tempesta, così le chiome bionde, di che più volte hai la tua rete intesta, tolt'ha necessità rigida e dura da la più bella testa che mai facessi o possa far Natura. |
O Amore, se sei mai stato cortese, piangi insieme a me i bei capelli biondi [di Alessandra], poiché mai altri pianti furono altrettanto giusti.
Come una aspra tempesta strappa le fronde verdi da rami robusti, così un precetto medico rigido e inflessibile ha tagliato le chiome bionde dalla testa più bella che mai la Natura abbia creato o possa creare. |
Interpretazione complessiva
- Metro: madrigale di endecasillabi e settenari, con schema della rima aBB, cDcDEdE (conforme alla tradizione petrarchesca e del Cinquecento). La lingua è il toscano letterario teorizzato da Bembo, come dimostrano alcune forme tra cui i latinismi "fusti" (v. 1), "meco" (v. 2), "unqua" (v. 3), "tòl" (v. 5), la forma verbale "fòro" (v. 4). Allitterazione della "r" al v. 5, a sottolineare la violenza della tempesta che strappa le foglie dagli alberi, e della "t" e della "r" al v. 8 per le stesse ragioni.
- Il taglio dei bei capelli biondi di Alessandra viene drammatizzato dal poeta che invita l'Amore a piangere con lui di questa perdita, paragonata alla caduta delle foglie verdi di un albero fronzuto a causa della violenza del vento, mentre la recisione della "chioma" si deve alla "necessità rigida e dura" del medico che l'ha prescritta per una malattia, anche se tale rimedio si rivelerà poi eccessivo e non indispensabile (cfr. son. 26, in cui Ariosto afferma di volersi vendicare "dell’empie mani e stolte"). I capelli della donna sono serviti spesso ad Amore per intrecciare la "rete" con cui il poeta è stato catturato, immagine che rimanda certo alla lirica petrarchesca ma anticipa già, almeno in parte, certi motivi della poesia amorosa del XVII sec., con cui condivide l'attenzione all'aneddoto e al particolare bizzarro (cfr. ad es. Marino, Lira II.109, in cui la reticella d'oro che la donna porta in testa è paragonata ai "lacci" costituiti dai suoi stessi capelli).