Giacomo da Lentini
«Amore è uno desio»
(Rime, 19)
Il sonetto fa parte di una "tenzone" originata da un testo di Jacopo Mostacci ("Solicitando un poco meo savere"), altro poeta della scuola siciliana che aveva posto la questione sulla natura del sentimento amoroso in base alla dottrina aristotelica e, in particolare, se esso sia sempre provocato dalla vista della donna amata, cui rispondono Pier della Vigna con il sonetto "Però c'Amore non si pò vedere" e Giacomo da Lentini con la presente lirica. Il caposcuola dei Siciliani sostiene che l'amore nasca il più delle volte dalla vista della bellezza della donna e, quindi, che non abbia una sostanza vera e propria e sia piuttosto un "accidente" provocato nel cuore dell'uomo, respingendo come poco probabile l'ipotesi che qualcuno si innamori di una persona che non ha mai visto.
► PERCORSO: La lirica amorosa
► PERCORSO: La lirica amorosa
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Amore è uno desi[o] che ven da’ core
per abondanza di gran piacimento; e li occhi in prima genera[n] l’amore e lo core li dà nutricamento. Ben è alcuna fiata om amatore senza vedere so ’namoramento, ma quell’amor che stringe con furore da la vista de li occhi ha nas[ci]mento: ché li occhi rapresenta[n] a lo core d’onni cosa che veden bono e rio com’è formata natural[e]mente; e lo cor, che di zo è concepitore, imagina, e [li] piace quel desio: e questo amore regna fra la gente. |
L'amore è un desiderio che proviene dal cuore per abbondanza di grande bellezza; e gli occhi in primo luogo generano l'amore, mentre il cuore gli dà nutrimento [lo alimenta].
Può accadere talvolta che uno si innamori senza vedere l'oggetto del proprio sentimento, ma quell'amore che stringe con forza è quello che nasce dalla vista degli occhi: infatti gli occhi raffigurano al cuore la bontà e la cattiveria di ogni cosa che vedono, come essa è formata in modo naturale; e il cuore, che concepisce questo, immagina, e quel desiderio gli piace: e questo amore è quello che regna fra la gente. |
Interpretazione complessiva
- Metro: sonetto con schema della rima ABAB, ABAB, ACD, ACD (una rima delle quartine si ripete nelle terzine, cosa inconsueta nello schema classico del sonetto). Lo schema riprende in parte quello dei sonetti di J. Mostacci e di Pier della Vigna, anche se le due risposte non sono "per le rime". La lingua presenta pochi residui del volgare siciliano ("zo", v. 12) e alcuni provenzalismi e latinismi, come "piacimento" (v. 2), "onni" (v. 10, da omnis), "bono e rio" (v. 10).
- Jacopo Mostacci nel sonetto di apertura della "tenzone" proponeva un dubbio e chiedeva agli interlocutori di aiutarlo a dirimerlo, se cioè l'amore sia dotato di una "sostanza" e costringa gli uomini ad amare, oppure, come lui pensava, sia solamente un "accidente" in base alla filosofia aristotelica. Propriamente si tratta quindi di un joc partit in cui il testo iniziale pone una questione sulla natura amorosa e suggerisce due diverse tesi da sostenere, anche se ignoriamo chi eventualmente sia stato chiamato a fare da giudice nella contesa e se altri, oltre a Giacomo e a Pier della Vigna, abbiano risposto. Giacomo da Lentini propende per la tesi sostenuta da Jacopo, ovvero che l'amore sia un "accidente" provocato nel cuore dell'uomo dalla bellezza della donna, una sorta di desiderio che procura piacere al cuore stesso. Pier della Vigna, al contrario, nella sua risposta sostiene che l'Amore sia una forza invisibile ma estremamente concreta, che ha la capacità di attirare a sé i cuori come la calamita (► TESTO: Però c'Amore non si pò vedere).
- Giacomo da Lentini considera poco probabile che l'amore possa nascere per una persona che non si è mai vista e dunque respinge la concezione tipica di certa poesia occitanica dell'amor de lonh, espressa soprattutto dal trovatore Jaufré Rudel nel suo canzoniere (► TESTO: Amore di terra lontana). Il motivo dell'amore che "passa" attraverso gli occhi dell'amata e del poeta che si invaghisce di lei sarà largamente sviluppato anche dagli Stilnovisti, per quanto nelle loro poesie si tenderà piuttosto a vedere il sentimento amoroso come una vera e propria sostanza.