Francesco Petrarca
«Movesi il vecchierel canuto et biancho»
(Canzoniere, 16)
Composto intorno al 1337 in occasione di un viaggio a Roma, il sonetto propone un bizzarro paragone tra il poeta, che cerca nel volto delle altre donne le fattezze di quello di Laura, e un anziano pellegrino che va a S. Pietro a vedere il velo della Veronica, per scorgere nella reliquia i lineamenti del volto di Cristo. La similitudine, lungi dall'assegnare un qualche valore religioso al sentimento per Laura, presenta un accostamento tra tema sacro e profano che è segno della modernità di Petrarca rispetto alla tradizione della lirica precedente.
► PERCORSO: La lirica amorosa
► AUTORE: Francesco Petrarca
► OPERA: Canzoniere
► PERCORSO: La lirica amorosa
► AUTORE: Francesco Petrarca
► OPERA: Canzoniere
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Movesi il vecchierel canuto et biancho
del dolce loco ov’à sua età fornita et da la famigliuola sbigottita che vede il caro padre venir manco; indi trahendo poi l’antiquo fianco per l’extreme giornate di sua vita, quanto piú pò, col buon voler s’aita, rotto dagli anni, et dal camino stanco; et viene a Roma, seguendo ’l desio, per mirar la sembianza di colui ch’ancor lassú nel ciel vedere spera: cosí, lasso, talor vo cerchand’io, donna, quanto è possibile, in altrui la disïata vostra forma vera. |
Il vecchietto dai capelli bianchi e il volto pallido parte dal dolce luogo dove ha trascorso la vita e dalla sua famigliola che, turbata, vede il caro padre che se ne va;
e da lì, trascinando il vecchio corpo negli ultimi giorni della sua vita, si aiuta con la buona volontà per quanto gli è possibile, fiaccato dagli anni e spossato dal lungo cammino; e arriva a Roma, seguendo il suo desiderio di ammirare le fattezze di Colui [Cristo] che spera un giorno di vedere in Paradiso: allo stesso modo, ahimè, talvolta anche io cerco, o donna, per quanto è possibile, il vostro autentico e desiderato aspetto in altre donne. |
Interpretazione complessiva
- Metro: sonetto con schema della rima ABBA, ABBA, CDE, DCE. Presenza di latinismi tra cui "et" (v. 1 e sgg.), "biancho" (v. 1, di tipo grafico), "trahendo" e "antiquo" (v. 5),"extreme" (v. 6), "cerchand[o]" (v. 12, di tipo grafico). Chiasmo al v. 8 ("rotto dagli anni... dal camino stanco"). Al v. 1 "canuto et biancho" non è dittologia sinonimica, poiché il secondo aggettivo si riferisce probabilmente al pallore del volto del pellegrino e non ai capelli.
- Il sonetto trae spunto da un viaggio che Petrarca compì a Roma nel 1337 e in occasione del quale dovette forzatamente separarsi da Laura, circostanza cui accenna anche nel sonetto che precede questo nella raccolta, Io mi rivolgo indietro a ciascun passo (15): qui il poeta paragona se stesso a un anziano pellegrino che si incammina alla volta della città eterna per ammirare il velo della Veronica, il sudario con impresso il volto di Cristo conservato in S. Pietro, col dire che lui a Roma farà qualcosa di simile cercando le forme del volto di Laura in quello di altre donne. La similitudine è dunque tra Petrarca e il "vecchierel" e non tra Laura e Cristo, se non indirettamente e con un accostamento tra amor sacro ed amor profano che suona vagamente sacrilego e qualifica la passione del poeta per la donna come passionale e terrena, molto lontana dall'amore spiritualizzato degli stilnovisti. Il paragone con il pellegrino è poi per contrasto, in quanto quello è anziano mentre il poeta è ancora giovane (benché già "canuto" come il vecchietto descritto, cosa di cui abbiamo varie testimonianze), quello va a Roma "seguendo 'l desio" mentre Petrarca è costretto a partire, quello sa che probabilmente non tornerà più mentre l'autore tornerà, e così via.
- Tutto il componimento si regge su una similitudine, che tuttavia risulta squilibrata in quanto il primo termine (il viaggio del pellegrino) occupa ben tre strofe, mentre il secondo termine (il comportamento di Petrarca) è racchiuso nella terzina finale: del resto il "vecchierel" è descritto in modo dinamico nel suo percorso di fede e speranza dalla sua casa a Roma, dove il poeta si trova già ("viene a Roma"), inoltre l'anziano cerca di raggiungere la sua meta trascinando il corpo fiaccato dall'età e lottando con la stanchezza, dimostrando quindi una religiosità di cui il poeta è privo in quanto preda della sua passione "immorale" per Laura. L'immagine del "vecchierel" sarà ripresa nella canzone 50 (Ne la stagion che 'l ciel rapido inchina) in cui una "stanca vecchiarella pellegrina" affretta i passi e alla fine della sua giornata trova conforto nella fede, al contrario del poeta che è sempre in pena per l'amore non corrisposto di Laura (► VAI AL TESTO); entrambi i passi saranno di ispirazione a Leopardi nel Canto notturno di un pastore errante dell'Asia, dove un "Vecchierel bianco, infermo" rappresenta la triste condizione dell'uomo che affronta una vita fatta di dolore e sofferenza (► TESTO: Canto notturno).