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Francesco Petrarca


«La vita fugge, et non s'arresta una hora»
(Canzoniere, 272)

Composto "In morte di Madonna Laura", questo sonetto esprime il rimpianto per la vita trascorsa inutilmente nell'amore vano per la donna ormai scomparsa e il timore della morte imminente, nella consapevolezza di aver peccato e di essere prossimo a rendere conto della propria condotta di fronte a Dio. Il dissidio interiore è espresso attraverso la metafora del viaggio in un mare tempestoso, in cui l'unica luce era rappresentata dagli occhi di Laura e che riprende una simbologia largamente usata nella letteratura religiosa del Duecento.

► PERCORSO: La lirica amorosa
► AUTORE: Francesco Petrarca
► OPERA: Canzoniere





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La vita fugge, et non s’arresta una hora,
et la morte vien dietro a gran giornate,
et le cose presenti et le passate
mi dànno guerra, et le future anchora;

e ’l rimembrare et l’aspettar m’accora,
or quinci or quindi, sí che ’n veritate,
se non ch’i’ ò di me stesso pietate,
i’ sarei già di questi penser’ fòra.

Tornami avanti, s’alcun dolce mai
ebbe ’l cor tristo; et poi da l’altra parte
veggio al mio navigar turbati i vènti;

veggio fortuna in porto, et stanco omai
il mio nocchier, et rotte arbore et sarte,
e i lumi bei che mirar soglio, spenti.
La vita fugge e non si arresta neppure un attimo, e la morte la segue a grandi passi, e il presente e il passato mi tormentano, così come il futuro;

e il ricordo [del passato] e l'attesa [del futuro] mi angosciano, ora da una parte ora dall'altra,
a tal punto che in verità io mi sarei già liberato da tutti questi pensieri [mi sarei ucciso], se non avessi pietà di me stesso.

Ritorno a pensare se il mio cuore triste provò mai dolcezza [nel passato]; e poi, dall'altra parte [pensando al futuro] vedo la mia navigazione turbata dai venti;

vedo il fortunale in porto e il mio timoniere [la ragione] ormai stanco, e rotte gli alberi e le sartie, e spente le belle luci [gli occhi di Laura] che ero solito fissare.


Interpretazione complessiva

  • Metro: sonetto con schema della rima ABBA, ABBA, CDE, CDE, con B e D in forte assonanza (quasi-rima). La lingua presenta vari latinismi, tra cui "et" (v. 1 e altrove), "hora" (v. 1), "anchora" (v. 4, di tipo grafico). Presenza dell'anafora "et" nei primi versi, che crea un effetto ritmico incalzante rispetto all'affollarsi dei pensieri e dei timori dell'autore, così come l'anafora anche di "Veggio" ai vv. 11-12. Antitesi di "vita" e "morte" ai vv. 1-2.
  • Il testo è centrato sul raffronto tra il rimpianto del passato e l'angosciosa incertezza del futuro, ovvero tra la consapevolezza che l'amore vano per Laura è stato moralmente un errore e il timore che ciò costi la salvezza spirituale al poeta: l'immagine iniziale della vita che fugge e della morte che la incalza "a gran giornate" (termine militare che anticipa la "guerra" del v. 4) dà l'idea di una coscienza tormentata dai dubbi e dalle ansie spirituali, presentando Petrarca come un uomo assediato e quasi circondato dalle sue angosce ("or quinci or quindi", v. 6). Il v. 8 allude in modo velato al proposito del suicidio ("i’ sarei già di questi penser’ fòra") dal quale è distolto dalla pietà che prova di se stesso, nonché dal timore di una futura punizione dopo la morte che sente ormai prossima e che prelude a un imminente giudizio divino.
  • I vv. 10-14 rappresentano la vita umana con la consueta metafora della navigazione in mare, che nel caso di Petrarca è turbata da venti tempestosi anche perché la "fortuna" (il fortunale, vento di burrasca) è persino in porto e dunque la fine del viaggio non potrà essere felice, inoltre il "nocchier" (la ragione) è stanco e la velatura della nave è spezzata dal vento, ovvero il poeta ha il fisico minato dalla vecchiaia e dalla malattia; i "bei lumi" che illuminavano la rotta del poeta, ovvero gli occhi di Laura paragonati a stelle, sono spenti in quanto la donna è ormai morta, immagine che riprende quella usata nella canzone conclusiva della raccolta (► TESTO: Vergine bella, che di sol vestita) in cui la luce che guida il viaggio di Petrarca è in realtà la Vergine, paragonata a Laura in qualità di portatrice di salvezza.


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