Letteratura italiana
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Pier della Vigna


«Però c'Amore non si pò vedere»

Il sonetto fa parte di una "tenzone" originata da un testo di Jacopo Mostacci ("Solicitando un poco meo savere"), altro poeta della scuola siciliana che aveva posto la questione sulla natura del sentimento amoroso in base alla dottrina aristotelica e, in particolare, se esso sia sempre provocato dalla vista della donna amata; ad esso rispondono Giacomo da Lentini con il sonetto "Amore è uno desio" e Pier della Vigna con la presente lirica, nella quale sostiene la tesi opposta a quella degli altri due contendenti e cioè che l'amore ha una forza propria, paragonandolo a una calamita che è in grado di attirare a sé i cuori degli uomini.

► PERCORSO: La lirica amorosa





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Però c’Amore non si pò vedere
e non si tratta corporalemente,
manti ne son di sì folle sapere
che credono c’Amor[e] sia nïente.

Ma po’ c’Amore si face sentire
dentro dal cor signoreggiar la gente,
molto maggiore pregio de[ve] avere
che se ’l vedessen visibilemente.

Per la vertute de la calamita
como lo ferro at[i]ra no si vede,
ma sì lo tira signorevolmente;

e questa cosa a credere mi ’nvita
c’Amore sia, e dàmi grande fede
che tutor sia creduto fra la gente.
Poiché l'amore non si può vedere e non ha una sostanza fisica, molti sono così folli e poco saggi da credere che esso non sia nulla.


Ma poiché l'amore si fa sentire dentro al cuore e domina le persone, deve avere molto maggior valore che se potessero vederlo come qualcosa in carne e ossa.

Per la virtù della calamita non si vede come questa attiri a sé il ferro, eppure lo attrae dominandolo incontrastata;


e questa cosa mi induce a credere che l'amore esista [come sostanza] e mi dà grande fiducia che sia sempre creduto fra la gente
.


Interpretazione complessiva

  • Metro: sonetto con schema della rima ABAB, ABAB, CDA, CDA (una rima delle quartine si ripete nelle terzine, cosa inconsueta nello schema classico del sonetto). Lo schema riprende in parte quello dei sonetti di J. Mostacci e di Giacomo da Lentini, anche se le due risposte non sono "per le rime". La lingua, toscanizzata dalle correzioni dei copisti, presenta alcuni provenzalismi (v. 3, "manti" per "molti"; v. 6, "signoreggiar") e latinismi (v. 5, "face"; v. 9, "vertute").
  • Jacopo Mostacci nel sonetto di apertura della "tenzone" proponeva un dubbio e chiedeva agli interlocutori di aiutarlo a dirimerlo, se cioè l'amore sia dotato di una "sostanza" e costringa gli uomini ad amare, oppure, come lui pensava, fosse solamente un "accidente" in base alla filosofia aristotelica. Propriamente si tratta quindi di un joc partit in cui il testo iniziale pone una questione sulla natura amorosa e suggerisce due diverse tesi da sostenere, anche se ignoriamo chi eventualmente sia stato chiamato a fare da giudice nella contesa e se altri, oltre a Giacomo e a Pier della Vigna, abbiano risposto. Piero propende per la tesi opposta a quella sostenuta da Jacopo Mostacci e da Giacomo da Lentini (► TESTO: Amore è uno desio), ovvero che l'amore sia una forza invisibile ma estremamente concreta, che ha la forza di attirare a sé i cuori come la calamita. Quest'ultimo esempio, tratto dalle scienze naturali assai in voga alla corte di Federico II, trova corrispondenze con alcuni testi degli Stilnovisti, tra cui la canzone-manifesto di G. Guinizelli (► TESTO: Al cor gentil) in cui si dice che l'amore ha sede nel cuore nobile "com’adamàs del ferro in la minera", come il diamante nella miniera di ferro (si riteneva che il diamante avesse proprietà magnetiche).
  • Pier della Vigna (fine sec. XII - 1249) fu uomo di legge e maestro di retorica alla corte di Federico II di Svevia, di cui divenne uno dei funzionari più importanti: caduto in disgrazia per imprecisati motivi e sospettato, forse a torto, di aver cospirato contro il sovrano, fu da questi fatto imprigionare e accecare, quindi si uccise in carcere sbattendo la testa contro una parete. Fu autore di alcune importanti liriche della scuola siciliana e la sua fama si deve, tra gli altri, a Dante Alighieri, che ne fece il protagonista del canto XIII dell'Inferno dedicato ai suicidi (► TESTO: Pier della Vigna).


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