Letteratura italiana
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Francesco Guicciardini


Le scoperte geografiche
(Storia d'Italia, VI, 9)

L'autore discorre in questo breve "excursus" delle nuove, straordinarie scoperte geografiche realizzate a partire dai viaggi di Cristoforo Colombo nel continente americano e poi grazie ad altri navigatori spagnoli e portoghesi, la cui portata viene in parte intuita per i possibili futuri sviluppi: Guicciardini sottolinea soprattutto il grande afflusso di metalli preziosi dal Nuovo Mondo verso gli Stati atlantici, destinati anche per questo a un'ascesa politica ed economica. Inoltre la presenza in quelle terre di popolazioni indigene finora sconosciute non solo contraddice le molte errate credenze degli antichi circa la conformazione della Terra, ma crea inquietanti implicazioni religiose dal momento che secondo il testo biblico il messaggio cristiano era stato diffuso in tutto il mondo, mentre quelle genti sono evidentemente non evangelizzate (anche per questo il passo venne censurato nelle edizioni cinquecentesche dell'opera).

► PERCORSO: Il Rinascimento
► AUTORE: Francesco Guicciardini







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Ma più maravigliosa ancora è stata la navigazione degli spagnuoli, cominciata l'anno mille quattrocento novanta..., per invenzione [1] di Cristoforo Colombo genovese. Il quale, avendo molte volte navigato per il mare Oceano [2], e congetturando per l'osservazione di certi venti quel che poi veramente gli succedette, impetrati [3] dai re di Spagna certi legni e navigando verso l'occidente, scoperse, in capo di [trentatré] dì, nell'ultime estremità del nostro emisperio, alcune isole, delle quali prima niuna notizia s'aveva; felici per il sito del cielo per la fertilità della terra e perché, da certe popolazioni fierissime infuora [4] che si cibano de' corpi umani, quasi tutti gli abitatori, semplicissimi di costumi e contenti di quel che produce la benignità della natura, non sono tormentati né da avarizia né da ambizione; ma infelicissime perché, non avendo gli uomini né certa religione né notizia di lettere, non perizia di artifici non armi non arte di guerra non scienza non esperienza alcuna delle cose, sono, quasi non altrimenti che animali mansueti, facilissima preda di chiunque gli assalta. Onde allettati gli spagnuoli dalla facilità dell'occuparle e dalla ricchezza della preda, perché in esse sono state trovate vene abbondantissime d'oro, cominciorno [5] molti di loro come in domicilio proprio ad abitarvi. E penetrato Cristoforo Colombo più oltre, e dopo lui Amerigo Vespucci fiorentino e successivamente molti altri, hanno scoperte altre isole e grandissimi paesi di terra ferma [...]: ma tanto spazio di paesi nuovi che sono - senza comparazione maggiore spazio che l'abitato che prima era a notizia nostra. Ne' quali distendendosi con nuove genti e con nuove navigazioni gli spagnuoli, e ora cavando oro e argento delle vene che sono in molti luoghi e dell'arene de' fiumi, ora comperandone per prezzo di cose vilissime [6] dagli abitatori, ora rubando il già accumulato, n'hanno condotto nella Spagna infinita quantità; navigandovi privatamente, benché con licenza del re e a spese proprie, molti, ma dandone ciascuno al re la quinta parte di tutto quello che o cavava o altrimenti gli perveniva nelle mani. [...]
Per queste navigazioni si è manifestato essersi nella cognizione della terra ingannati in molte cose gli antichi. Passarsi oltre alla linea equinoziale [7], abitarsi sotto la torrida zona; come medesimamente, contro all'opinione loro, si è per navigazione di altri compreso, abitarsi sotto le zone propinque a' poli, sotto le quali affermavano non potersi abitare per i freddi immoderati, rispetto al sito del cielo tanto remoto dal corso del sole. Èssi manifestato [8] quel che alcuni degli antichi credevano, altri riprendevano, che sotto i nostri piedi sono altri abitatori, detti da loro gli antipodi. Né solo ha questa navigazione confuso molte cose affermate dagli scrittori delle cose terrene, ma dato, oltre a ciò, qualche anzietà [9] agli interpreti della scrittura sacra, soliti a interpretare che quel versicolo del salmo [10], che contiene che in tutta la terra uscì il suono loro e ne' confini del mondo le parole loro, significasse che la fede di Cristo fusse, per la bocca degli apostoli, penetrata per tutto il mondo: interpretazione aliena dalla verità, perché non apparendo notizia alcuna di queste terre, né trovandosi segno o reliquia alcuna della nostra fede, è indegno di essere creduto o che la fede di Cristo vi sia stata innanzi a questi tempi o che questa parte sì vasta del mondo sia mai più stata scoperta o trovata da uomini del nostro emisperio.

[1] Grazie all'intuizione.
[2] Nell'Oceano Atlantico
.
[3] Ottenuti.

[4] Eccetto, all'infuori.






[5] Cominciarono.





[6] Scambiando oggetti di poco valore.


[7] Il fatto che sia possibile superare la linea dell'equatore (costruzione alla latina con l'infinito).
[8] Si è manifestato.


[9] Qualche motivo di inquietudine.
[10] Si tratta del Salmo 18.5, in cui si afferma che la voce di Dio corre in ogni terra e arriva ai confini del mondo.


Interpretazione complessiva

  • Il passo, che fu poi eliminato dalle edizioni del XVI sec. per le sue implicazioni sul piano religioso, è una delle prime testimonianze letterarie in Italia sulle scoperte geografiche realizzate alla fine del Quattrocento, che ovviamente vengono ricondotte all'iniziativa del navigatore genovese Cristoforo Colombo e al fiorentino Amerigo Vespucci, con inevitabile orgoglio nazionale: Guicciardini sottolinea anzitutto la portata in senso strettamente tecnico delle nuove scoperte, dal momento che si sono definitivamente sfatate molte errate convinzioni degli antichi circa la forma e l'abitabilità della Terra, essendo ormai dimostrato che essa è sferica e può essere circumnavigata, inoltre vi sono regioni terrestri che possono essere stabilmente popolate da altre genti, sia in prossimità dei Poli sia nella cosiddetta "zona torrida". L'autore coglie anche le importanti implicazioni economiche e politiche della scoperta del Nuovo Mondo, terra ricca di oro e metalli preziosi dei quali una gran quantità comincia ad affluire in Europa all'inizio del Cinquecento, a tutto vantaggio di Spagna e Portogallo che furono le prime potenze ad iniziare la facile conquista ed occupazione militare del nuovo continente, per sfruttarne le enormi risorse umane e minerarie. In effetti proprio la scoperta dell'America e dei suoi giacimenti auriferi sarà uno dei fattori decisivi per l'ascesa delle monarchie spagnola e portoghese, e in seguito di Francia e Inghilterra, mentre gli Stati dell'Europa mediterranea (tra cui l'Italia) conosceranno un lento declino.
  • La parte più interessante del capitolo è la descrizione delle popolazioni che abitano le nuove terre occupate da spagnoli e portoghesi, genti primitive e illetterate che Guicciardini descrive in modo un po' ingenuo come "animali mansueti" privi dei vizi più pericolosi della civiltà occidentale, come l'avarizia o l'ambizione, e perciò facile preda della conquista militare da parte dei nuovi arrivati che approfittano della loro imperizia militare e del grado di arretratezza culturale. L'autore riprende e in parte anticipa quella retorica del "buon selvaggio" che troverà spazio in tanti trattati e scritti del Cinquecento, in alcuni dei quali si teorizzava la purezza (o, al contrario, la malignità) dei popoli amerindi, ma si interroga anche sulle implicazioni religiose e in materia di salvezza che tale scoperta propone, dal momento che questi popoli non sono stati evangelizzati e non hanno la minima notizia degli insegnamenti religiosi che, sulla base del Salmo 18.5 e di altri testi sacri, si credeva diffusi in tutto il mondo. Proprio il riferimento al "versicolo del salmo" che, a detta dell'autore, avrebbe dato qualche "anzietà" agli interpreti biblici, suonò alquanto blasfemo nel periodo della Controriforma e non stupisce che questo passaggio sia stato censurato nell'edizione dell'opera del 1564, insieme ad altri brani giudicati similmente sconvenienti. In effetti Guicciardini si limita a sollevare la questione della non evangelizzazione dei nuovi popoli e non giunge ad alcuna personale conclusione, in linea forse con il suo lieve scetticismo in materia religiosa.
  • La riflessione degli scrittori del XVI sec. sul Nuovo Mondo e soprattutto sul rapporto con i popoli primitivi che abitavano quelle terre sconosciute è assai ampia e un primo contributo in tal senso si ha addirittura prima della scoperta del 1492, nel passo del Morgante di Luigi Pulci in cui il diavolo Astarotte dichiara che gli eventuali abitanti degli antipodi possono salvarsi sul piano religioso anche se non hanno conosciuto il messaggio cristiano (► TESTO: Le colonne d'Ercole). In seguito vi sono stati numerosi contributi di vari autori sulla reale natura di quelle popolazioni e sulla giustificazione della loro evangelizzazione, o addirittura del genocidio di cui furono vittime, e tra i testi letterari che contengono una celebrazione in senso positivo dei viaggi di Colombo vi è anche la Gerusalemme liberata di T. Tasso, in cui la Fortuna che guida Carlo e Ubaldo su una navicella oltre lo stretto di Gibilterra pronuncia una specie di panegirico in lode dell' "uom de la Liguria" che scoprì il Nuovo Mondo (XV, 30-32). Per ulteriori approfondimenti, ► SCHEDA: La scoperta del Nuovo Mondo.

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