Niccolò Machiavelli
L'importanza delle artiglierie
(Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, II, 17)
L'autore si interroga sull'efficacia delle armi da fuoco e delle artiglierie nelle guerre del primo Cinquecento, discutendo l'opinione di molti strateghi secondo la quale esse non avrebbero consentito agli antichi Romani tutte le loro conquiste, mentre nel presente finiranno per stravolgere il modo di combattere le guerre moderne. Machiavelli non è d'accordo e minimizza l'impatto che i nuovi armamenti hanno sull'azione bellica, affermando che l'artiglieria è efficace solo nell'assalto a una città fortificata (per quanto non sia sempre determinante) ed è invece scarsamente incisiva nelle battaglie in campo aperto, affermando inoltre che in rare occasioni i condottieri sono stati uccisi per un colpo d'arma da fuoco. Nella sua analisi lo scrittore mostra alcuni limiti e non c'è dubbio che le nuove armi siano da lui molto sottovalutate, anche perché la sua concezione degli eserciti è elaborata a partire da quella degli antichi Romani e risulta pertanto in gran parte inattuale.
► PERCORSO: Il Rinascimento
► AUTORE: Niccolò Machiavelli
► PERCORSO: Il Rinascimento
► AUTORE: Niccolò Machiavelli
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QUANTO SI DEBBINO STIMARE DAGLI ESERCITI NE' PRESENTI TEMPI LE ARTIGLIERIE; E SE QUELLA OPINIONE, CHE SE NE HA IN UNIVERSALE, È VERA.
Considerando io, oltre alle cose soprascritte, quante zuffe campali (chiamate ne’ nostri tempi, con vocabolo francioso [1], giornate, e, dagli Italiani, fatti d’arme) furono fatte da’ Romani in diversi tempi, mi è venuto in considerazione la opinione universale di molti, che vuole che, se in quegli tempi fussono state le artiglierie, non sarebbe stato lecito ai Romani, né sì facile, pigliare le provincie, farsi tributari i popoli, come ei fecero; né arebbono [2] in alcuno modo fatto sì gagliardi acquisti. [3] Dicono ancora, che, mediante questi instrumenti de’ fuochi [4], gli uomini non possono usare né mostrare la virtù loro, come ei potevano anticamente. E soggiungano una terza cosa: che si viene con più difficultà alle giornate che non si veniva allora, né vi si può tenere dentro quegli ordini di quegli tempi; talché la guerra si ridurrà col tempo in su le artiglierie. E giudicando non fuora di proposito disputare se tali opinioni sono vere, e quanto le artiglierie abbino accresciuto o diminuito di forze agli eserciti, e se le tolgano o danno occasione ai buoni capitani di operare virtuosamente, comincerò a parlare quanto alla prima loro opinione: che gli eserciti antichi romani non arebbano fatto gli acquisti che feciono, se le artiglierie fussono state. Sopra che, rispondendo, dico come e’ si fa guerra o per difendersi o per offendere; donde si ha prima a esaminare a quale di questi due modi di guerra le faccino più utile o più danno. E benché sia che dire da ogni parte, nondimeno io credo che sanza comparazione faccino più danno a chi si difende, che a chi offende. La ragione che io ne dico è, che quel che si difende, o egli è dentro a una terra [5], o egli è in su i campi dentro a uno steccato. S’egli è dentro a una terra, o questa terra è piccola, come sono la maggior parte delle fortezze, o la è grande: nel primo caso, chi si difende è al tutto perduto, perché l’impeto delle artiglierie è tale che non truova muro, ancoraché grossissimo, che in pochi giorni ei non abbatta; e se chi è dentro non ha buoni spazi da ritirarsi e con fossi e con ripari, si perde; né può sostenere l’impeto del nimico che volessi dipoi entrare per la rottura del muro, né a questo gli giova artiglieria che avessi: perché questa è una massima, che dove gli uomini in frotta e con impeto possono andare, le artiglierie non gli sostengono. Però i furori oltramontani [6] nella difesa delle terre non sono sostenuti: son bene sostenuti gli assalti italiani, i quali, non in frotta ma spicciolati, si conducano alle battaglie, le quali loro, per nome molto proprio, chiamano scaramucce. [7] E questi che vanno con questo disordine e questa freddezza a una rottura d’un muro dove siano artiglierie, vanno a una manifesta morte, e contro a loro le artiglierie vagliano: ma quegli che in frotta condensati, e che l’uno spinge l’altro, vengono a una rottura, se non sono sostenuti o da fossi o da ripari, entrono in ogni luogo, e le artiglierie non gli tengono; e, se ne muore qualcuno, non possono essere tanti che gl’impedischino la vittoria. Questo, essere vero, si è conosciuto in molte espugnazioni fatte dagli oltramontani in Italia, e massime in quella di Brescia [8]: perché, sendosi quella terra ribellata da’ Franciosi, e tenendosi ancora per il re di Francia la fortezza, avevano i Viniziani, per sostenere l’impeto che da quella potesse venire nella terra, munita tutta la strada d’artiglierie, che dalla fortezza alla città scendeva, e postene a fronte e ne’ fianchi, ed in ogni altro luogo opportuno. Delle quali monsignor di Fois [9] non fece alcuno conto; anzi, quello con il suo squadrone, disceso a piede, passando per il mezzo di quelle, occupò la città, né per quelle si sentì ch’egli avesse ricevuto alcuno memorabile danno. Talché, chi si difende in una terra piccola, come è detto, e truovisi le mura in terra, e non abbia spazio da ritirarsi con i ripari e con fossi ed abbiasi a fidare in su le artiglierie, si perde subito. Se tu difendi una terra grande, e che tu abbia commodità di ritirarti, sono nondimanco sanza comparazione più utili le artiglierie a chi è di fuori, che a chi è dentro. [...] Quanto alla seconda cosa, che gli uomini non possono mostrare la virtù loro, come ei potevano anticamente, mediante l’artiglieria; dico ch’egli è vero, che, dove gli uomini spicciolati [10] si hanno a mostrare, che ei portano più pericoli che allora, quando avessono a scalare una terra, o fare simili assalti, dove gli uomini non ristretti insieme ma di per sé l’uno dall’altro avessono a comparire. È vero ancora, che gli capitani e capi degli eserciti stanno sottoposti più a il pericolo della morte che allora, potendo essere aggiunti con le artiglierie in ogni luogo; né giova loro lo essere nelle ultime squadre, e muniti di uomini fortissimi. Nondimeno si vede che l’uno e l’altro di questi dua pericoli fanno rade volte danni istraordinari: perché le terre munite bene non si scalano, né si va con assalti deboli ad assaltarle; ma, a volerle espugnare, si riduce la cosa a una ossidione [11], come anticamente si faceva. Ed in quelle che pure per assalto si espugnano, non sono molto maggiori i pericoli che allora: perché non mancavano anche in quel tempo, a chi difendeva le terre, cose da trarre; le quali, se non erano così furiose, facevano, quanto allo ammazzare gli uomini, il simile effetto. Quanto alla morte de’ capitani e condottieri, ce ne sono, in ventiquattro anni che sono state le guerre ne’ prossimi tempi in Italia, meno esempli che non era in dieci anni di tempo appresso agli antichi. Perché, dal conte Lodovico della Mirandola [12], che morì a Ferrara quando i Viniziani, pochi anni sono, assaltarono quello stato, ed il Duca di Nemors [13], che morì alla Cirignuola, in fuori, non è occorso che d’artiglierie ne sia morto alcuno; perché monsignore di Fois a Ravenna morì di ferro, e non di fuoco. Tanto che, se gli uomini non dimostrano particularmente la loro virtù, nasce, non dalle artiglierie, ma dai cattivi ordini e dalla debolezza degli eserciti; i quali, mancando di virtù nel tutto, non la possono mostrare nella parte. Quanto alla terza cosa detta da costoro, che non si possa venire alle mani, e che la guerra si condurrà tutta in su l’artiglierie, dico questa opinione essere al tutto falsa; e così fia sempre tenuta da coloro che secondo l’antica virtù vorranno adoperare gli eserciti loro. Perché, chi vuole fare uno esercito buono, gli conviene, con esercizi o fitti o veri, assuefare gli uomini sua ad accostarsi al nimico, e venire con lui al menare della spada ed a pigliarsi per il petto; e si debbe fondare più in su le fanterie che in su’ cavagli, per le ragioni che di sotto si diranno. E quando si fondi in su i fanti ed in su i modi predetti, diventono al tutto le artiglierie inutili; perché con più facilità le fanterie, nello accostarsi al nimico, possono fuggire il colpo delle artiglierie, che non potevano anticamente fuggire l’impeto degli elefanti, de’ carri falcati, e d’altri riscontri inusitati, che le fanterie romane riscontrarono; contro ai quali sempre trovarono il rimedio: e tanto più facilmente lo arebbono trovato contro a queste, quanto egli è più breve il tempo nel quale le artiglierie ti possano nuocere, che non era quello nel quale potevano nuocere gli elefanti ed i carri. [...] Né questo ha molta disputa; perché se ne è visto l’esemplo de’ Svizzeri, i quali a Novara nel 1513, sanza artiglierie e sanza cavagli, andarono a trovare lo esercito francioso, munito d’artiglierie, dentro alle fortezze sue, e lo roppono [14] sanza avere alcuno impedimento da quelle. E la ragione è, oltre alle cose dette di sopra, che l’artiglieria ha bisogno di essere guardata, a volere che la operi, o da mura o da fossi o da argini; e come le mancherà una di queste guardie, ella è prigione [15], o la diventa inutile: come le interviene quando la si ha a difendere con gli uomini; il che le interviene nelle giornate e zuffe campali. Per fianco le non si possono adoperare, se non in quel modo che adoperavano gli antichi gli instrumenti da trarre; che gli mettevano fuori delle squadre, perché ei combattessono fuori degli ordini; ed ogni volta che o da cavalleria o da altri erano spinti, il rifugio loro era dietro alle legioni. Chi altrimenti ne fa conto, non la intende bene, e fidasi sopra una cosa che facilmente lo può ingannare. E se il Turco, mediante l’artiglieria, contro al Sofi ed il Soldano [16] ha avuto vittoria, è nato non per altra virtù di quella che per lo spavento che lo inusitato romore messe nella cavalleria loro. Conchiuggo pertanto, venendo al fine di questo discorso, l’artiglieria essere utile in uno esercito quando vi sia mescolata l’antica virtù; ma, sanza quella, contro a uno esercito virtuoso è inutilissima. |
[1] Francese. [2] Avrebbero. [3] Conquiste così importanti. [4] Queste armi da fuoco. [5] Ad una città, ad una fortezza. [6] Gli assalti francesi. [7] Allude al fatto che i soldati italiani vanno spesso a combattere disuniti e privi di strategia. [8] Brescia fu espugnata dai francesi nel 1512, nella guerra della Lega di Cambrai contro Venezia. [9] Gaston de Foix duca di Nemours (1489-1512) fu un condottiero francese al servizio dei francesi. [10] In ordine sparso. [11] A un lungo assedio (dal lat. obsidio). [12] Condottiero al servizio di Giulio II contro i Veneziani, morì nella difesa di Ferrara (1509). [13] Luigi d'Armagnac duca di Nemours, condottiero francese ucciso nella battaglia di Cerignola del 1503. [14] Lo sbaragliarono. [15] Essa viene occupata, catturata. [16] Il sultano ottomano Selim I nel 1514 sconfisse lo Scià di Persia e il sultano d'Egitto. |
Interpretazione complessiva
- Il dibattito sulle nuove armi da fuoco era molto sentito tra i condottieri e gli studiosi di strategia militare agli inizi del XVI sec., molti dei quali ne affermavano l'importanza e intuivano la portata che il loro utilizzo avrebbe avuto nella conduzione delle guerre moderne, che avrebbero finito per non assomigliare più a quelle del passato: Machiavelli dissente da tale opinione e in questo capitolo argomenta (in modo non del tutto convincente) che le artiglierie sono scarsamente efficaci e aiutano soprattutto gli eserciti che assaltano una città piccola e fortificata da mura, mentre sono del tutto inutili a chi subisce l'assedio; cita come esempio la conquista di Brescia da parte dei francesi nel 1512, durante la guerra della Lega di Cambrai in cui i Veneziani tentarono invano di difendere la rocca con l'uso di armi da fuoco, nonché la sconfitta subita dai Francesi a Novara nel 1513 ad opera degli Svizzeri, privi di tali armamenti. Le artiglierie sono del tutto svalutate negli scontri campali, che Machiavelli concepisce ancora come battaglie tra eserciti antichi mediante spade e armi da taglio, mentre i cannoni sono poco maneggevoli e facilmente aggirabili dai soldati di fanteria, proprio come in passato i Romani aggiravano gli elefanti o i carri falcati usati dai loro nemici e che all'inizio avevano creato scompiglio tra le loro file. Lo scrittore, la cui visione è viziata da una conoscenza non impeccabile delle moderne tecniche di combattimento, riconosce la superiorità degli eserciti francesi e svizzeri e la attribuisce non tanto all'uso delle armi da fuoco, quanto alla maggiore compattezza e all'addestramento dei soldati, ancora sulla falsariga delle descrizioni belliche di Tito Livio nelle sue Storie. Lo stesso tema è affrontato anche nel dialogo Dell'arte della guerra, in cui Fabrizio Colonna argomenta in modo molto simile sulla scarsa efficacia delle artiglierie nelle guerre del Cinquecento (cfr. libro III, la risposta alla domanda di Luigi Alamanni).
- Machiavelli svaluta l'impatto delle armi da fuoco e nega che il loro utilizzo impedisca ai condottieri e ai capitani degli eserciti di mostrare la loro virtù, come peraltro sostenevano altri scrittori del XVI sec. e soprattutto Ludovico Ariosto in alcuni passi dell'Orlando Furioso (► TESTI: Orlando e l'archibugio; L'orca di Ebuda): afferma che le artiglierie non producono danni molto maggiori a quelli delle antiche macchine da assedio, ugualmente mortali, e dichiara che non vi sono stati molti esempi di condottieri uccisi da colpi di arma da fuoco nei tempi moderni, citando quelli di Ludovico Pico della Mirandola e di Luigi d'Armagnac come del tutto sporadici ed eccezionali (il primo cadde nella difesa di Ferrara, nel 1509, il secondo in Puglia nel 1503). Nel passo è evidente che lo scrittore sottovaluta molto la tremenda efficacia dei cannoni e anche solo degli archibugi durante gli scontri militari e i casi di capitani uccisi in tal modo sul campo non sarebbero mancati negli anni seguenti, a cominciare dall'uccisione di Giovanni dalle Bande Nere a Mantova nel 1526 (► CINEMA: Il mestiere delle armi). Proprio il possesso dei nuovi armamenti sarà ragione della superiorità degli eserciti francesi e spagnoli nelle guerre del tardo Cinquecento e del Seicento, mentre è innegabile che essi permetteranno ai conquistadores spagnoli e portoghesi di spazzare via i regni pre-colombiani delle Americhe da poco scoperte (► SCHEDA: Armi da fuoco e cavalleria).