Bonagiunta Orbicciani da Lucca
«Voi, ch'avete mutata la mainera»
È il celebre sonetto polemico che Bonagiunta, esponente di spicco dei "siculo-toscani", indirizza a Guido Guinizelli per rimproverargli di avere cambiato lo stile delle liriche amorose introducendo un eccessivo intellettualismo e troppi riferimenti filosofici, rendendo la parola poetica oscura e di difficile comprensione (il tono è ironico e il rimatore bolognese viene accusato di voler fare sfoggio di cultura, specie nella canzone-manifesto "Al cor gentil"). Il testo si può considerare l'inizio di una "tenzone" tra il poeta dello stile "vecchio" e colui che avrebbe inaugurato, forse in modo inconsapevole, il "Dolce Stil Novo"; Guinizelli rispose con il sonetto "Omo ch'è saggio non corre leggero" (non si ha notizia di altri scambi tra i due).
► PERCORSO: La lirica amorosa
► PERCORSO: La lirica amorosa
4 8 11 14 |
Voi, ch’avete mutata la mainera
de li plagenti ditti de l’amore de la forma dell’esser là dov’era, per avansare ogn’altro trovatore, avete fatto como la lumera, ch’a le scure partite dà sprendore, ma non quine ove luce l’alta spera, la quale avansa e passa di chiarore. Così passate voi di sottigliansa, e non si può trovar chi ben ispogna, cotant’ è iscura vostra parlatura. Ed è tenuta gran dissimigliansa, ancor che ’l senno vegna da Bologna, traier canson per forsa di scrittura. |
Voi, che avete mutato lo stile dei piacevoli versi d'amore dalla loro forma precedente, per superare ogni altro poeta, avete fatto come la lanterna che illumina le zone buie, ma non qui [in Toscana] dove risplende il sole, che supera con la sua luminosità [ogni altra luce].
Allo stesso modo voi superate [tutti] in sottigliezza e non si può trovare qualcuno che spieghi bene [i vostri versi], a tal punto il vostro stile poetico è oscuro. Ed è considerata una grande stravaganza, anche se il senno viene dalla città di Bologna, scrivere canzoni con richiami alle Sacre Scritture [alla teologia]. |
Interpretazione complessiva
- Metro: sonetto con schema della rima regolare (ABAB, ABAB, CDE, CDE), ripreso da Guinizelli nella risposta, anche se con rime diverse. La lingua presenta alcuni provenzalismi, come "mainera" (v. 1, "stile", "maniera", usato anche da Guittone d'Arezzo), "plagenti" (v. 2, "piacevoli", "dolci") e le forme in -ns-/-rs- anziché in -nz-/-rz, tipiche del volgare lucchese (v. 4, "avansare"; v. 8, "avansa"; v. 9, "sottigliansa"; v. 12, "dissimigliansa"; v. 14, "canson", "forsa").
- Bonagiunta si rivolge polemicamente a Guinizelli e lo accusa di avere stravolto lo stile, fino allora in auge, delle liriche di argomento amoroso, cogliendo l'elemento di maggior novità delle poesie del notaio bolognese e cioè i riferimenti filosofici e teologici, laddove le rime dei "siculo-toscani" si attenevano più strettamente ai modelli siciliani e provenzali. Bonagiunta aveva probabilmente in mente la canzone-manifesto Al cor gentil di Guinizelli (► VAI AL TESTO), piena di concetti filosofici e di esempi propri delle scienze naturali, che il rimatore toscano considera "oscura" e di difficile comprensione, ironizzando anche sul fatto che Guido proviene da Bologna sede nel Duecento di una prestigiosa università. Guinizelli viene criticato in quanto farebbe come la lanterna che illumina le zone oscure (Bologna, dove non era presente una ricca tradizione poetica), ma non la Toscana dove splende un sole assai più luminoso (forse Bonagiunta si riferisce al poeta Chiaro Davanzati, come farebbe pensare l'espressione avansa... di chiarore, o forse semplicemente agli esponenti della scuola siculo-toscana).
- Guinizelli risponderà a Bonagiunta con il sonetto Omo ch'è saggio non corre leggero, in cui in sostanza ribatte che un uomo sapiente non esprime giudizi così perentori senza avere la certezza di essere nel giusto e, soprattutto, non ritiene di avere la verità "in tasca", poiché se in natura esistono diverse specie di uccelli che cantano in diverso modo, anche in poesia vi possono essere vari modi di cantare d'amore senza che ve ne sia necessariamente uno giusto e uno sbagliato (► VAI AL TESTO).
- Nel canto XXIV del Purgatorio Dante incontra Bonagiunta nella cornice dei golosi e, rispondendo a una domanda del poeta lucchese, gli spiegherà la sostanza del "Dolce Stil Novo" col dirgli che lui scrive semplicemente sotto ispirazione d'amore: Bonagiunta sarà come illuminato e dirà di aver capito la differenza fondamentale tra se stesso, Giacomo da Lentini e Guittone d'Arezzo rispetto ai poeti del nuovo stile, facendo in un certo senso la ritrattazione di quanto affermato nel sonetto in esame. Dante sceglierà lui come interlocutore nell'episodio citato probabilmente proprio in quanto autore della polemica letteraria contro Guinizelli (► TESTO: Dante e Bonagiunta).