Jaufré Rudel
«Amore di terra lontana»
Si tratta di una delle più note liriche di Jaufré Rudel, trovatore occitanico vissuto nel XII sec. e morto probabilmente in Terrasanta durante la II Crociata del 1147, dove aveva seguito re Luigi VII. In alcune sue canzoni (tra cui quella qui riportata) egli celebra un "amore di terra lontana", ovvero una donna che lui non aveva mai visto ma di cui si era perdutamente invaghito al solo sentirne parlare: le antiche biografie del poeta (le "vidas" della tradizione provenzale) vollero identificarla con la contessa Melisenda di Tripoli di Siria, fatto che l'avrebbe spinto a farsi crociato nella speranza di incontrarla. In realtà secondo la leggenda si sarebbe ammalato durante il viaggio e, dopo essere giunto in Terrasanta, sarebbe morto proprio tra le braccia della donna amata, vedendola per la prima e unica volta. La sua figura malinconica ed enigmatica ha ispirato numerosi poeti moderni, tra cui il nostro Carducci, Heine, Rostand.
► PERCORSI: Le Origini / La lirica amorosa_
► SCHEDA: La concezione dell'amor cortese
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► SCHEDA: La concezione dell'amor cortese
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Quando i giorni sono lunghi a maggio,
mi piace il dolce canto degli uccelli di lontano, e quando mi sono partito di là mi ricordo di un amor lontano. Vado per il desiderio imbronciato e a capo chino, così che né canto né fior di biancospino mi giovano più dell'inverno gelato. Mai d'amore io godrò se non godo di questo amor lontano, perché non conosco donna più nobile e buona in nessun luogo, vicino o lontano; tanto è il suo pregio verace e fino [1] che là, nel regno dei Saraceni, fossi io per lei tenuto prigioniero! Triste e gioioso me ne partirò, dopo averlo visto, l'amore lontano: ma non so quando la vedrò, perché le nostre terre sono troppo lontane [2]: vi sono molti valichi e strade, e perciò non posso indovinare quando la vedrò: ma sia tutto secondo la volontà di Dio! Mi sembrerà certo gioia quando io le chiederò, per amore di Dio, l'albergo lontano [3], e, se a lei piaccia, abiterò presso di lei, anche se di lontano: dunque sarà fino [4] il parlare, quando l'amante lontano sarà tanto vicino, che sarà consolato dalle belle parole. So bene che il Signore è veritiero, per questo io vedrò l'amor lontano; ma per un bene che ne traggo ne ho due mali, tanto sono lontano. Ahi! perchè non sono andato laggiù da pellegrino [5], così che il mio bordone e il mio saio fossero visti dai suoi begli occhi! Dio che fece tutto ciò che viene e va e creò questo amor lontano, mi dia la possibilità, che io certo lo voglio, di vedere questo amor lontano; veramente, con tale agio che la camera e il giardino mi ricordino sempre una reggia! [6] Dice il vero chi mi chiama ghiotto e desideroso dell'amor lontano, che null'altra gioia tanto mi piace come il godere dell'amor lontano. Ma ciò che voglio mi è negato, che così mi dette in sorte il mio padrino [7], che io amassi e non fossi amato. Ma ciò che voglio mi è negato. Sia sempre maledetto il mio padrino, che mi ha dato la sorte di non essere amato. |
[1] A tal punto è autentica e raffinata la sua bellezza. [2] L'autore accenna al fatto che la donna vive in una terra lontana da lui, forse in Terrasanta. [3] Quando le chiederò di vivere accanto a lei, nella sua terra. [4] Raffinato, elegante. [5] L'accenno al pellegrinaggio è un'ulteriore allusione alla Terrasanta, dove probabilmente la donna vive. [6] Possa io vedere la donna in modo così piacevole che la sua camera e il suo giardino siano per me una reggia. [7] Secondo le tradizioni antiche, il padrino al fonte battesimale doveva esprimere buoni auguri al battezzato, cosa che il padrino del poeta non ha fatto. |
Interpretazione complessiva
- La canzone è formata da sette strofe di sette versi ciascuna, seguite da un "congedo" di tre versi che riprende in parte gli ultimi tre della strofa precedente; il secondo e quarto verso di ognuna termina con la stessa parola-rima (lonh in occitanico, "lontano"), che diventa una sorta di motivo ricorrente per tutto il componimento.
- Nella strofa iniziale il poeta crea un contrasto tra il paesaggio primaverile, caratterizzato dal canto degli uccelli e propizio all'amore, e il suo stato d'animo malinconico, dicendo che le bellezze della natura non gli giovano più "dell'inverno gelato" a causa della lontananza della donna amata. I numerosi riferimenti nel componimento alla Terrasanta (il "regno dei Saraceni", il pellegrinaggio che Jaufré rimpiange di non aver intrapreso) avvalorano l'ipotesi che la donna viva laggiù, benché l'identificazione con la contessa di Tripoli sia tutt'altro che certa.
- La lirica si ispira alla concezione dell'amor cortese, da cui però si discosta per il particolare che il poeta non ha mai visto in realtà la donna amata: ciò è in contrasto con il principio (espresso anche da Andrea Cappellano nel De amore) che l'amore nasce dalla vista della bellezza della donna, oggetto anche di numerose "tenzoni" tra poeti lirici di altre scuole, come ad esempio quella Siciliana. Il tema dell'amor de lonh (amore lontano, per una donna mai incontrata) influenzerà anche i poeti romantici del XIX sec. e se ne ha un'eco anche nel Flauto magico di W. A. Mozart, in cui il nobile Tamino si innamora di Pamina dopo averne visto il ritratto e parte per salvarla dall'uomo che l'ha rapita.