Letteratura italiana
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Giovanni Boccaccio


Peronella
(Decameron, VII, 2)

Protagonista di questa novella narrata da Filostrato è Peronella, una giovane e bella popolana che tradisce il marito ma viene sorpresa da lui in casa con l'amante, per cui architetta un inganno per fargli credere che l'altro uomo è lì per acquistare un grosso orcio. La donna è talmente astuta da riuscire a terminare l'atto adultero praticamente sotto il naso dello sciocco marito, inducendolo poi a portare l'orcio a casa dell'amante.

► PERCORSO: La prosa del XIII-XIV sec.
► AUTORE: Giovanni Boccaccio
► OPERA: Decameron










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Peronella mette un suo amante in un doglio, tornando il marito a casa; il quale avendo il marito venduto, ella dice che venduto l’ha ad uno che dentro v’è a vedere se saldo gli pare. Il quale saltatone fuori, il fa radere al marito, e poi portarsenelo a casa sua.

Con grandissime risa fu la novella d’Emilia ascoltata e l’orazione per buona e per santa commendata da tutti [1]; la quale al suo fine venuta essendo, comandò il re [2] a Filostrato che seguitasse, il quale incominciò:
Carissime donne mie, elle son tante le beffe che gli uomini vi fanno, e spezialmente i mariti, che, quando alcuna volta avviene che donna niuna alcuna al marito ne faccia, voi non dovreste solamente esser contente che ciò fosse avvenuto o di risaperlo o d’udirlo dire ad alcuno, ma il dovreste voi medesime andare dicendo per tutto, acciò che per gli uomini si conosca che, se essi sanno, e le donne d’altra parte anche sanno: il che altro che utile essere non vi può; per ciò che, quando alcun sa che altri sappia, egli non si mette troppo leggiermente a volerlo ingannare. Chi dubita dunque che ciò che oggi intorno a questa materia diremo, essendo risaputo dagli uomini, non fosse lor grandissima cagione di raffrenamento al beffarvi, conoscendo che voi similmente, volendo, ne sapreste fare? È adunque mia intenzion di dirvi ciò che una giovinetta, quantunque di bassa condizione fosse, quasi in un momento di tempo, per salvezza di sé al marito facesse.
Egli non è ancora guari [3] che in Napoli un povero uomo prese per moglie una bella e vaga giovinetta chiamata Peronella, ed esso con l’arte sua, che era muratore, ed ella filando, guadagnando assai sottilmente [4], la lor vita reggevano come potevano il meglio. Avvenne che un giovane de’ leggiadri [5], veggendo un giorno questa Peronella e piacendogli molto, s’innamorò di lei, e tanto in un modo e in uno altro la sollicitò, che con essolei si dimesticò. E a potere essere insieme presero tra sé questo ordine: che, con ciò fosse cosa che il marito di lei si levasse ogni mattina per tempo per andare a lavorare o a trovar lavorio, che il giovane fosse in parte che uscir lo vedesse fuori; ed essendo la contrada, che Avorio [6] si chiama, molto solitaria, dove stava, uscito lui, egli in casa di lei se n’entrasse; e così molte volte fecero.
Ma pur tra l’altre avvenne una mattina che, essendo il buono uomo fuori uscito, e Giannello Scrignario, ché così aveva nome il giovane, entratogli in casa e standosi con Peronella, dopo alquanto, dove in tutto il dì tornar non soleva, a casa se ne tornò, e trovato l’uscio serrato dentro, picchiò, e dopo il picchiare cominciò seco a dire: - O Iddio, lodato sia tu sempre; ché, benché tu m’abbi fatto povero, almeno m’hai tu consolato di buona e onesta giovane di moglie. Vedi come ella tosto serrò l’uscio dentro, come io ci uscii, acciò che alcuna persona entrar non ci potesse che noia le desse -.
Peronella, sentito il marito, ché al modo del picchiare il conobbe, disse: - Ohimè, Giannel mio, io son morta, ché ecco il marito mio, che tristo il faccia Iddio, che ci tornò, e non so che questo si voglia dire, ché egli non ci tornò mai più a questa otta [7]; forse che ti vide egli quando tu c’entrasti. Ma, per l’amore di Dio, come che il fatto sia, entra in cotesto doglio [8] che tu vedi costì, e io gli andrò ad aprire, e veggiamo quello che questo vuol dire di tornare stamane così tosto a casa -.
Giannello prestamente entrò nel doglio, e Peronella andata all’uscio aprì al marito, e con un malviso disse: - Ora questa che novella è, che tu così tosto torni a casa stamane? Per quello che mi paia vedere, tu non vuogli oggi far nulla, ché io ti veggio tornare co’ ferri tuoi in mano; e, se tu fai così, di che viverem noi? Onde avrem noi del pane? Credi tu che io sofferi che tu m’impegni la gonnelluccia e gli altri miei pannicelli? che non fo il dì e la notte altro che filare, tanto che la carne mi s’è spiccata dall’unghia, per potere almeno aver tanto olio che n’arda la nostra lucerna. Marito, marito, egli non ci ha vicina che non se ne maravigli e che non facci beffe di me di tanta fatica quanta è quella che io duro; e tu mi torni a casa con le mani spenzolate, quando tu dovresti esser a lavorare -.
E così detto, incominciò a piagnere e a dir da capo: - Ohimè, lassa me, dolente me, in che mal’ora nacqui, in che mal punto ci venni! ché avrei potuto avere un giovane così da bene e nol volli, per venire a costui che non pensa cui egli s’ha recata a casa. L’altre si danno buon tempo con gli amanti loro, e non ce n’ha niuna che non n’abbia chi due e chi tre, e godono e mostrano a’ mariti la luna per lo sole [9]; e io, misera me!, perché son buona e non attendo a così fatte novelle, ho male e mala ventura; io non so perché io non mi pigli di questi amanti come fanno l’altre. Intendi sanamente, marito mio, che se io volessi far male, io troverrei ben con cui, ché egli ci son de’ ben leggiadri che m’amano e voglionmi bene e hannomi mandato proferendo di molti denari, o voglio io robe o gioie, né mai mel sofferse il cuore, per ciò che io non fui figliuola di donna da ciò; e tu mi torni a casa quando tu dei essere a lavorare -.
Disse il marito: - Deh donna, non ti dar malinconia, per Dio; tu dei credere che io conosco chi tu se’, e pure stamane me ne sono in parte avveduto. Egli è il vero ch’io andai per lavorare, ma egli mostra che tu nol sappi, come io medesimo nol sapeva: egli è oggi la festa di santo Galeone [10], e non si lavora, e per ciò mi sono tornato a questa ora a casa; ma io ho nondimeno proveduto e trovato modo che noi avremo del pane per più d’un mese, ché io ho venduto a costui, che tu vedi qui con meco, il doglio, il quale tu sai che, già è cotanto, ha tenuta la casa impacciata, e dammene cinque gigliati -. [11]
Disse allora Peronella: - E tutto questo è del dolor mio: tu che se’ uomo e vai attorno, e dovresti sapere delle cose del mondo, hai venduto un doglio cinque gigliati, il quale io feminella che non fu’ mai appena fuor dell’uscio, veggendo lo ‘mpaccio che in casa ci dava, l’ho venduto sette ad un buono uomo, il quale, come tu qui tornasti, v’entrò dentro per vedere se saldo era -.
Quando il marito udì questo, fu più che contento, e disse a colui che venuto era per esso: - Buon uomo, vatti con Dio; ché tu odi che mia mogliere [12] l’ha venduto sette, dove tu non me ne davi altro che cinque -.
Il buono uomo disse: - In buona ora sia - ; e andossene -.
E Peronella disse al marito: - Vien su tu, poscia che tu ci se’, e vedi con lui insieme i fatti nostri.
Giannello, il quale stava con gli orecchi levati per vedere se di nulla gli bisognasse temere o provvedersi, udite le parole di Peronella, prestamente si gittò fuor del doglio, e quasi niente sentito avesse della tornata del marito, cominciò a dire: - Dove se’, buona donna? Al quale il marito, che già veniva, disse:   - Eccomi, che domandi tu? -
Disse Giannello: - Qual se’ tu? Io vorrei la donna con la quale io feci il mercato di questo doglio.
Disse il buono uomo: - Fate sicuramente meco, ché io son suo marito -.
Disse allora Giannello: - Il doglio mi par ben saldo, ma egli mi pare che voi ci abbiate tenuta entro feccia, ché egli è tutto impiastricciato di non so che cosa sì secca, che io non ne posso levar con l’unghie, e però nol torrei [13] se io nol vedessi prima netto -.
Disse allora Peronella: - No, per quello non rimarrà il mercato [14]; mio marito il netterà tutto -.
E il marito disse: - Sì bene - ; e posti giù i ferri suoi, e ispogliatosi in camicione, si fece accendere un lume e dare una radimadia [15], e fuvvi entrato dentro e cominciò a radere. E Peronella, quasi veder volesse ciò che facesse, messo il capo per la bocca del doglio, che molto grande non era, e oltre a questo l’un de’ bracci con tutta la spalla, cominciò a dire: - Radi quivi, e quivi, e anche colà -; e: - Vedine qui rimaso un micolino [16].
E mentre che così stava e al marito insegnava e ricordava, Giannello, il quale appieno non aveva quella mattina il suo disidero ancor fornito quando il marito venne, veggendo che come volea non potea, s’argomentò di fornirlo come potesse; e a lei accostatosi, che tutta chiusa teneva la bocca del doglio, e in quella guisa che negli ampi campi gli sfrenati cavalli e d’amor caldi le cavalle di Partia assaliscono [17], ad effetto recò il giovinil desiderio, il quale quasi in un medesimo punto ebbe perfezione e fu raso il doglio, ed egli scostatosi, e la Peronella tratto il capo del doglio, e il marito uscitone fuori.
Per che Peronella disse a Giannello: - Te’ questo lume, buono uomo, e guata se egli è netto a tuo modo -.
Giannello, guardatovi dentro, disse che stava bene, e che egli era contento; e datigli sette gigliati, a casa sel fece portare.



[1]
È la novella precedente, di Gianni Lotteringhi e il fantasma
.
[2] Dioneo.










[3] Non è passato molto tempo.

[4] Faticando a mantenersi.
[5] Un giovane galante, un cascamorto.


[6] Un quartiere popolare di Napoli
.








[7]
A quest'ora (otta è voce fiorentina). [8] Orcio, grosso tino in pietra.












[9] Ingannano i mariti facendo loro credere una cosa per l'altra.






[10]
Santo popolare, venerato soprattutto a Napoli.

[11] I gigliati erano monete d'argento fatte coniare da Carlo d'Angiò, dette così perché vi era impresso un giglio che ricordava i reali di Francia.


[12] Mia moglie (è voce meridionale).










[13] Non lo acquisterei.

[14]
Questo non impedirà di concludere l'affare.
[15] Un arnese in ferro per raschiare.
[16] Un poco, un pezzettino.





[17]
Il riferimento è a un passo di Ovidio (Ars amatoria, III, 785-6) e significa semplicemente che Peronella volge le spalle all'amante durante l'atto amoroso.


Interpretazione complessiva

  • La novella è inserita nella settima Giornata in cui il re, Dioneo, impone come tema le beffe delle mogli ai danni dei mariti e la protagonista del racconto è una giovane popolana, Peronella, che tradisce l'ingenuo marito con Giannello, un giovane galante di rango sociale superiore che le ha messo gli occhi addosso e si incontra in casa di lei quando il coniuge va al lavoro. La donna si dimostra pronta a reagire quando l'inatteso ritorno dello sposo la sorprende con l'amante, poiché prima nasconde l'altro uomo nel "doglio" che si trova in casa, poi quando scopre che il marito lo vuole vendere a un altro popolano ne approfitta per fargli credere che Giannello è lì per esaminarlo e acquistarlo (a un prezzo superiore, dettaglio che induce lo sciocco marito a prendere per vero tutto il racconto). Peronella mostra anche una certa eloquenza "popolare", quando all'inizio apostrofa il suo uomo e lo accusa di non lavorare abbastanza per mantenerla, quindi dichiara che, se volesse, potrebbe trovare anche lei un amante e ingannare il marito, che è proprio quello che sta facendo ora.
  • Il linguaggio e lo stile della narrazione sono adeguati al contesto popolare della vicenda, anche con sfumature dialettali (mogliere è voce meridionale e campana per "moglie", mentre otta è parola fiorentina per "ora"), mentre il discorso di Peronella al marito si ispira alla poesia comica del Duecento in cui spesso le popolane fanno le preziose e vantano un lignaggio sociale che in realtà non hanno ("avrei potuto avere un giovane così da bene e nol volli, per venire a costui che non pensa cui egli s’ha recata a casa"), oppure ingannano i mariti dopo averli traditi sotto il loro naso (► TESTI: Rosa fresca aulentissima; Oi dolce mio marito Aldobrandino).
  • La vicenda è una di quelle sceneggiate da Pier Paolo Pasolini nel film Decameron, in cui il ruolo di Peronella è interpretato dall'attrice napoletana Angela Luce (► CINEMA: Decameron).

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