Niccolò Machiavelli
L'amore di Callimaco
(Mandragola, atto I, scena I)
È la scena d'esordio della commedia, che si apre con un dialogo tra il protagonista maschile Callimaco e il suo servo Siro, al quale il giovane confessa di essersi perdutamente innamorato della bella Lucrezia: la donna ha fama di essere onestissima e fedele al marito Nicia, tuttavia la stupidità di quest'ultimo e il fatto che i due non riescono ad aver figli danno a Callimaco la speranza di poter sedurre la sua amata, servendosi anche dei servigi del parassita Ligurio. Il dialogo è interessante non solo in quanto enuncia l'intreccio dell'opera, ma anche perché mostra l'amore del protagonista come una passione accecante e assoluta, nata oltretutto al solo sentir decantare la bellezza di Lucrezia, quando il giovane era ancora a Parigi (con una ripresa, forse, dell'«amor de lonh» del trovatore occitanico Jaufré Rudel).
► PERCORSO: Il Rinascimento
► AUTORE: Niccolò Machiavelli
► PERCORSO: Il Rinascimento
► AUTORE: Niccolò Machiavelli
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ATTO I, SCENA I Callimaco, Siro CALLIMACO Siro, non ti partire, io ti voglio un poco. SIRO Eccomi. CALLIMACO Io credo che tu ti maravigliassi assai della mia sùbita [1] partita da Parigi; ed ora ti maraviglierai, sendo io stato qui già un mese sanza fare alcuna cosa. SIRO Voi dite el vero. CALLIMACO Se io non ti ho detto infino a qui quello che io ti dirò ora, non è stato per non mi fidare di te, ma per iudicare che le cose che l'uomo vuole non si sappino, sia bene non le dire, se non forzato. [2] Pertanto, pensando io di potere avere bisogno della opera tua, ti voglio dire el tutto. SIRO Io vi sono servidore: e servi non debbono mai domandare el padrone d'alcuna cosa, né cercare alcuno loro fatto, ma quando per loro medesimi le dicano, debbono servirgli con fede; e così ho fatto e sono per fare io. CALLIMACO Già lo so. Io credo che tu mi abbi sentito dire mille volte, ma e' non importa che tu lo intenda mille una, come io avevo dieci anni quando da e mia tutori, sendo mio padre e mia madre morti, io fui mandato a Parigi, dove io sono stato venti anni. E perché in capo de' dieci cominciorono, per la passata del re Carlo [3], le guerre in Italia le quali ruinorono quella provincia, delibera'mi di vivermi a Parigi e non mi ripatriare mai, giudicando potere in quel luogo vivere più sicuro che qui. SIRO Egli è così. CALLIMACO E commesso di qua [4] che fussino venduti tutti e mia beni, fuora che la casa, mi ridussi a vivere quivi, dove sono stato dieci altri anni con una felicità grandissima... SIRO Io lo so. CALLIMACO ... avendo compartito [5] el tempo parte alli studii, parte a' piaceri, e parte alle faccende; ed in modo mi travagliavo in ciascuna di queste cose, che l'una non mi impediva la via dell'altra. E per questo, come tu sai, vivevo quietissimamente, giovando a ciascuno, ed ingegnandomi di non offendere persona: talché mi pareva essere grato a' borghesi, a' gentiluomini, al forestiero, al terrazzano [6], al povero ed al ricco. SIRO Egli è la verità. CALLIMACO Ma, parendo alla Fortuna che io avessi troppo bel tempo, fece che e' capitò a Parigi uno Cammillo Calfucci. SIRO Io comincio a 'ndovinarmi del male vostro CALLIMACO Costui, come li altri fiorentini, era spesso convitato da me; e, nel ragionare insieme, accadde un giorno che noi venimo in disputa dove erano più belle donne, o in Italia o in Francia. E perché io non potevo ragionare delle italiane, sendo sì piccolo quando mi parti', alcuno altro fiorentino, che era presente, prese la parte franzese [7], e Cammillo la italiana; e, dopo molte ragione assegnate da ogni parte, disse Cammillo, quasi che irato, che, se tutte le donne italiane fussino monstri, che una sua parente era per riavere l'onore loro. SIRO Io sono or chiaro di quello che voi volete dire. CALLIMACO E nominò madonna Lucrezia, moglie di messer Nicia Calfucci: alla quale e' dètte tante laude e di bellezza e di costumi, che fece restare stupidi qualunque di noi, ed in me destò tanto desiderio di vederla, che io, lasciato ogni altra deliberazione, né pensando più alle guerre o alle pace d'Italia, mi messi [8] a venire qui. Dove arrivato, ho trovato la fama di madonna Lucrezia essere minore assai che la verità, il che occorre rarissime volte, e sommi acceso in tanto desiderio d'esser seco, che io non truovo loco. [9] SIRO Se voi me n'avessi parlato a Parigi, io saprei che consigliarvi; ma ora non so io che mi vi dire. CALLIMACO Io non ti ho detto questo per voler tua consigli, ma per sfogarmi in parte, e perché tu prepari l'animo adiutarmi, dove el bisogno lo ricerchi. SIRO A cotesto son io paratissimo [10]; ma che speranza ci avete voi? CALLIMACO Ehimè! nessuna. SIRO O perché? CALLIMACO Dirotti. [11] In prima mi fa guerra la natura di lei, che è onestissima ed al tutto aliena dalle cose d'amore l'avere el marito ricchissimo, e che al tutto si lascia governare da lei, e, se non è giovane, non è al tutto vecchio, come pare; non avere parenti o vicini, con chi ella convenga ad alcuna vegghia [12] o festa o ad alcuno altro piacere, di che si sogliono dilettare le giovane. Delle persone meccaniche [13] non gliene càpita a casa nessuna; non ha fante né famiglio, che non triemi di lei [14]: in modo che non c'è luogo ad alcuna corruzione. SIRO Che pensate, adunque, di poter fare? CALLIMACO E' non è mai alcuna cosa sì disperata, che non vi sia qualche via da poterne sperare; e benché la fussi debole e vana, e la voglia e 'l desiderio, che l'uomo ha di condurre la cosa, non la fa parere così. SIRO Infine, e che vi fa sperare? CALLIMACO Dua cose: l'una, la semplicità di messer Nicia, che, benché sia dottore, egli è el più semplice ed el più sciocco uomo di Firenze, l'altra, la voglia che lui e lei hanno d'avere figliuoli, che, sendo stata sei anni a marito e non avendo ancora fatti, ne hanno, sendo ricchissimi, un desiderio che muoiono. Una terza ci è, che la sua madre è suta buona compagna [15], ma la è ricca, tale che io non so come governarmene. SIRO Avete voi per questo tentato per ancora cosa alcuna? CALLIMACO Sì ho, ma piccola cosa. SIRO Come? CALLIMACO Tu conosci Ligurio, che viene continuamente a mangiar meco. Costui fu già sensale di matrimoni, dipoi s'è dato a mendicare cene e desinari; e perché gli è piacevole uomo, messer Nicia tiene con lui una stretta dimestichezza, e Ligurio l'uccella [16]; e benché non lo meni a mangiare seco, li presta alle volte danari. Io me l'ho fatto amico, e gli ho comunicato el mio amore: lui m'ha promesso d'aiutarmi con le mane e co' piè. [17] SIRO Guardate e' non v'inganni: questi pappatori non sogliono avere molta fede. CALLIMACO Egli è el vero. Nondimeno, quando una cosa fa per uno [18], si ha a credere, quando tu gliene communichi, che ti serva con fede. Io gli ho promesso, quando e' riesca, donarli buona somma di danari; quando e' non riesca, ne spicca un desinare ed una cena, ché ad ogni modo i' non mangerei solo. SIRO Che ha egli promesso, insino a qui, di fare? CALLIMACO Ha promesso di persuadere a messer Nicia che vada con la sua donna al bagno in questo maggio. SIRO Che è a voi cotesto? [19] CALLIMACO Che è a me! Potrebbe quel luogo farla diventare d'un'altra natura, perché in simili lati [20] non si fa se non festeggiare; ed io me n'andrei là, e vi condurrei di tutte quelle ragion' piaceri che io potessi, né lascerei indrieto alcuna parte di magnificenzia; fare'mi familiar suo, del marito... che so io? Di cosa nasce cosa, e 'l tempo la governa. SIRO E' non mi dispiace. CALLIMACO Ligurio si partì questa mattina da me, e disse che sarebbe con messer Nicia sopra questa cosa, e me ne risponderebbe. SIRO Eccogli di qua insieme. CALLIMACO Io mi vo' tirare da parte, per essere a tempo a parlare con Ligurio, quando si spicca [21] dal dottore. Tu, intanto, ne va' in casa alle tue faccende; e, se io vorrò che tu faccia cosa alcuna, io tel dirò. SIRO Io vo. |
[1] Improvvisa. [2] Ma perché ritengo che sia bene non dire le cose che non si vogliono far sapere, se non si è costretti. [3] Allusione a Carlo VIII di Francia, che invase l'Italia nel 1494. [4] E avendo affidato ad altri in Italia l'incarico... [5] Diviso. [6] Al paesano (contrapposto al "forestiero"). [7] Difese le donne francesi. [8] Mi disposi, decisi. [9] E sono preso da un tale desiderio di averla che non riesco a liberarmene. [10] A questo sono prontissimo. [11] Te lo dirò. [12] Veglia, ricevimento. [13] Artigiani, manovali. [14] Non ha nessun servo che non la tema. [15] Che è stata donna di facili costumi. [16] E Ligurio lo beffa di continuo. [17] In ogni modo. [18] Quando una affare fa al caso di qualcuno. [19] E questo come può aiutarvi? [20] In simili ambienti. [21] Quando si sarà separato. |
Interpretazione complessiva
- Il dialogo iniziale tra Callimaco e Siro ha la funzione di introdurre i personaggi principali della commedia e di descrivere la situazione da cui avrà origine l'inganno ai danni di messer Nicia, che avrà al centro la "mandragola" che dà il titolo all'opera: Callimaco si presenta come un giovane ricco e di buona famiglia che per molti anni è vissuto a Parigi, lontano dalle guerre che squassano l'Italia del primo Cinquecento (c'è un accenno alla discesa di Carlo VIII nel 1494), finché una discussione con i compatriota Camillo Calfucci lo ha acceso del desiderio di conoscere Lucrezia, che è stata da lui decantata come la donna più bella e affascinante di Firenze. Giunto nella sua città, Callimaco ha constatato che la bellezza della giovane è addirittura superiore a quanto udito da Camillo e ora brucia di passione per lei, non riuscendone assolutamente a liberarsene ed essendo disposto a fare qualunque cosa pur di riuscire a sedurla. Machiavelli riprende in parte il motivo dell'amor de lonh del trovatore provenzale Jaufré Rudel, che si innamora della contessa Melisenda al solo sentirne parlare e parte per la Terrasanta come crociato pur di incontrarla, ma è evidente anche il riferimento ad alcune novelle del Decameron, specie a quella di Bernabò e Ambrogiuolo (II, 9) in cui i due mercanti mentre sono a Parigi discutono della fedeltà delle mogli e il secondo scommette di riuscire a sedurre l'integerrima consorte del primo, riuscendovi poi solo grazie a un elaborato inganno. L'amore di Callimaco per Lucrezia assume i tratti di un'ossessione morbosa e consuma l'uomo al punto da spingerlo a qualunque bassezza pur di riuscire nel suo intento, per cui l'intreccio al centro della commedia diventa qualcosa di più profondo e inquietante rispetto allo stereotipo dell'amore contrastato tra due giovani con beffa ai danni dell'anziano marito di lei, tipico tanto della commedia antica quanto di varie novelle del Decameron di Boccaccio. Lo stesso Nicia verrà, sì, presentato come uno sciocco sulla falsariga di Calandrino, ma con una certa superbia intellettuale che deriva dal suo essere dottore in legge, mentre anche nella scena iniziale Callimaco dice che "se non è giovane, non è al tutto vecchio", qualificandolo come personaggio più complesso del solito vecchio avaro sposato a una donna più giovane che non riesce a soddisfare.
- Nel suo monologo Callimaco presenta sinteticamente tutti i protagonisti della vicenda, a cominciare da Lucrezia la cui onestà e fedeltà al marito è assoluta (ciò costituisce il più grave ostacolo alle mire amorose del giovane borghese), mentre Nicia è definito come "el più sciocco uomo di Firenze" e smanioso di aver figli dalla moglie, pur non riuscendovi (è implicito che la causa è la sterilità dell'uomo, che proprio per questo ricorrerà all'inganno della mandragola); di Sostrata, madre di Lucrezia, si dice solo che in gioventù ha condotto vita allegra e ciò spiegherà il suo intervento per forzare la figlia allo stratagemma (► TESTO: Fra Timoteo e Lucrezia). Fondamentale sarà poi la collaborazione di Ligurio, già sensale di matrimoni e ora parassita, cui Callimaco ha svelato la sua passione e che ha promesso di aiutarlo approfittando della sua dimestichezza con Nicia, che egli ingannerà per il solo gusto della beffa. Sarà proprio Ligurio a presentare Callimaco come medico esperto, il quale ingannerà Nicia facendogli credere che la moglie resterà incinta grazie all'infuso di mandragola, mentre sarà lui a infilarsi nel suo letto all'insaputa del marito (► TESTO: Il finale della Mandragola).