Letteratura italiana
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Niccolò Machiavelli


L'incipit del Principe
(Il principe, I)

Nel primo brevissimo capitolo del trattato Machiavelli enuncia in estrema sintesi il contenuto generale dell'opera, operando una prima distinzione tra repubbliche e principati, quindi elencando i vari tipi di principato che verranno via via analizzati nei capp. II-XI del trattato. La pagina, pur nella sua concisione, è un bell'esempio del procedimento logico di tipo "dicotomico" (o "dilemmatico") spesso messo in atto dall'autore in questa e nelle altre sue opere.

► PERCORSO: Il Rinascimento
► AUTORE: Niccolò Machiavelli

► OPERA: Il principe










5
CAPITOLO I
Quot sint genera principatuum et quibus modis acquirantur. [1]

Tutti gli stati, tutti e’ dominii che hanno avuto e hanno imperio [2] sopra gli uomini, sono stati e sono o republiche o principati. E' principati sono o ereditarii, de' quali el sangue del loro signore ne sia suto lungo tempo principe, o e' sono nuovi. E' nuovi, o sono nuovi tutti, come fu Milano a Francesco Sforza [3], o sono come membri aggiunti allo stato ereditario del principe che li acquista, come è el regno di Napoli al re di Spagna. [4] Sono questi dominii così acquistati, o consueti a vivere sotto uno principe, o usi [5] ad essere liberi; e acquistonsi o con le armi d’altri o con le proprie, o per fortuna o per virtù.

[1] Quanti siano i tipi di principato e in che modo si acquistano.
[2] Che hanno esercitato ed esercitano un potere
.
[3] Francesco Sforza (1401-1466) divenne duca di Milano nel 1450, dopo essere stato capitano di ventura. [4] Ferdinando il Cattolico (1452-1516), re di Spagna, tolse nel 1504 il regno di Napoli a Federico d'Aragona.
[5] Avvezzi, abituati.



Interpretazione complessiva

  • Il capitolo, nella sua estrema brevità, vuol essere una sorta di sintetico "proemio" del trattato, con una rapida enunciazione del tema dell'opera del tutto priva di discorsi ampollosi e di orpelli retorici: Machiavelli opera subito una distinzione tra repubbliche (intese come governi di tipo oligarchico) e principati (governi monarchici), le uniche forme di Stato esistenti all'epoca secondo lo scrittore, e come dirà nel cap. II la sua trattazione riguarderà unicamente i principati, dal momento che la Repubblica era già stata oggetto dei Discorsi (iniziati forse nel 1513 e successivamente rielaborati sino al 1518). È interessante la definizione che Machiavelli fornisce di "stato", che per lui si qualifica come "imperio sopra gli uomini" e che presenta dunque una forma di dominio di pochi o di uno solo sulla massa dei sudditi, con una concezione ancora lontanissima da quella democratica di "sovranità popolare" che verrà elaborata solo molto più tardi, in epoca illuministica. L'arte politica è presentata essenzialmente come l'esercizio della forza e del potere sulla società per mantenere l'ordine ed evitare l'anarchia, come detto anche nel cap. IX in cui è spiegato che in ogni città vi è un conflitto tra il "populo" e i "grandi", in quanto il primo non vuole essere oppresso e i secondi vogliono comandare, per cui lo Stato (principato o repubblica che sia) nasce come compromesso tra queste due opposte forze e come mezzo per mantenere la pace e l'ordine (un concetto simile viene espresso anche nei Discorsi, analizzando il conflitto patrizi-plebei dell'antica Repubblica di Roma).
  • Nel testo Machiavelli dimostra il procedimento "dilemmatico" del suo ragionamento, che tende a individuare due opposte alternative che poi vengono prese in esame: dopo la prima distinzione tra repubbliche e principati, questi ultimi vengono divisi tra ereditari e nuovi, e quelli nuovi possono esserlo in tutto o in parte, a seconda che siano stati creati dal nulla o aggiunti al dominio di un sovrano già al potere (ai principati nuovi è dedicato ampio spazio nella prima parte del trattato, specie nei capp. VI-VII). I principati di nuova acquisizione possono poi essere già avvezzi al dominio di un monarca, oppure essere abituati alla libertà (nel qual caso ci saranno maggiori difficoltà per mantenervi l'ordine), inoltre possono essere conquistati con armi proprie o altrui, con virtù o fortuna (tutti argomenti ampiamente dibattuti nel corso del trattato, specie la questione delle milizie nei capp. XII-XIV e quella della fortuna nei capp. XXIV-XXV). Particolare interesse suscita in Machiavelli proprio la natura dei principati nuovi, in cui "consistono le difficultà" (come viene spiegato nel cap. III) in quanto il nuovo principe, che abbia creato lo Stato dal nulla come Francesco Sforza o lo abbia aggiunto ai suoi propri domini, deve comunque vincere la diffidenza dei nuovi sudditi, introdurre nuove leggi e istituzioni politiche, prevenire ulteriori ribellioni che potrebbero scalzarlo dalla sua posizione. È evidente che tale interesse è rivolto anche alla particolare situazione di Firenze, dove i Medici erano da poco tornati al potere dopo aver rovesciato la Repubblica nel 1512 ed erano alla testa di un "principato nuovo", meritevole di quelle attenzioni suggerite da Machiavelli nella sua trattazione (non va scordato che il Principe era stato proprio pensato come "manuale" politico rivolto ai Medici).
  • I due esempi di "principi nuovi" presentati qui da Machiavelli sono Francesco Sforza, il capitano di ventura che divenne duca di Milano e che lo scrittore citerà nuovamente nel cap. VII come positivo esempio di chi arriva al potere con virtù e con armi proprie (lo Sforza verrà citato ancora nei capp. XII e XIV sulle milizie) e re Ferdinando il Cattolico di Spagna, che strappò il regno di Napoli agli Aragonesi e che verrà indirettamente chiamato in causa anche nel cap. XVIII, col dire che il sovrano agisce in modo assai diverso da come predica in pubblico (Ferdinando morì nel 1516 ed era pertanto ancora vivo al momento della composizione del Principe). In particolare lo Sforza verrà quasi contrapposto nel cap. VII all'esempio di Cesare Borgia, anch'egli creatore di uno Stato dal nulla ma grazie alla fortuna e agli aiuti militari altrui, nel che è da individuare la radice della sua rovina (► TESTO: L'esempio di Cesare Borgia).

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